Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <48>
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Sestilio Antonio Falasco
I giudici ravvisarono nei suddetti stampati * una diretta provocazione agli abitanti del regno per cambiare il governo. Tale provocazione era ritenuta ancor più grave perché aveva luogo in un tempo di grandi commozioni poli* tiche, e come uno scoppio sonoro richiama la tempesta e le meteore nel luogo donde esso parte, così quella protesta poteva per forza propria e diretta eccitare gl'illusi popoli a sollevarsi . l>
II M avrei li ed il Cappa, recidivi in misfatto e colpevoli anche di in­gratitudine verso la Clemenza del re, furono condannati a 24 anni di ferri e alla malleveria di trecento ducati per la loro buona condotta nei tre anni successivi. Al Ludovici, Cannella, Centi e Parisse furono inflitti 9 anni di re­clusione e duecento ducati di malleveria pure per tre anni di buona condotta.
Lo scalpore di questa sentenza fu enorme. Quella che gl'interessati definì* vano una petizione umilissima , e il celebre avvocato di Napoli Giuseppe Ma­gmi Serra considerava più un atto di contrizione, che una vera protesta , ebbe effetti imprevisti. E per il nostro Marrelli si apriva la via della dura reclusione e, poi, dell'esilio.
H 29 gennaio 1852 Pietro Marrelli lasciava il Real Forte per entrare nelle tristemente famose segrete napoletane. L'8 febbraio dello slesso anno fu trasfe­rito a Procida, ma per breve tempo, perché, accusato di avere scritto lettere cri* minose, fu relegato nelle orrende carceri di Castel Capuano.
À questo punto un triste silenzio cala sulla sua vita fino al 3 agosto dello stesso anno, giorno in cui fu trasferito nei Criminali di Nisida. Continua per i lunghi anni di dura prigionia, fino a quando, il 4 gennaio 1859 fu mani­festata ai' detenuti la magnanimità di Ferdinando II, il quale, per le nozze del principe ereditario, commutava loro la rimanente pena nell'esilio perpetuo in America.
Per il nostro patriota fu una ben triste notizia. Fiaccato nel corpo e nello spirito dai lunghi patimenti, disperava di poter sopravvivere alla faticosa tra­versata dell'Oceano, come scriveva alle figlie il 4 gennaio 1859: In questo momento ore 19 si è letto dal Regio Giudice di Pozzuoli un decreto col quale io e molti altri condannati ai ferri per reato politico siamo esiliati per sempre dal Regno. E la terra dell'esilio sarà l'America. Questo decreto racchiude per me ima condanna più grave di quella che mi è stata commutata, vecchio e carico di mali minaccianti la vita. Procurate di radunare una considerevole somma e fate partire Poppino a recarmela. Radunate biancheria e ciò che si può. Noi forse non ci rivedremo mai più.2)
Pochi giorni dopo ebbe inizio quel romanzesco viaggio, reso drammatica* mente celebre dalle penne del Settembrini, del Castroni ediano, del De Angelis e del nostro Marrelli. Il 16 gennaio nelle acque di Nisida 66 condannati politici ai imbarcavano sul Fieramosca e sullo Stromboli, battelli napoletani che dove­vano trasportarli fino a Cadice. Il 26 entravano nel porto spagnolo, per essere trasferiti in un bastimento americano, il quale prese il largo il 18 febbraio.
Lungo il viaggio il Marrelli annotava nel Diario: Da uno stato d'estrema debolezza passai ad una grande prostrazione di forze; io ero vinto, annichilito, nauseato della vita ed avrei ringraziato chi gettandomi in mare, mi avesse libe-
1) Ibidem.
2) B. P Scafi*. L 34, n. 1; P. Marrelli allo figlie, Nisida, 4 gennaio 1859; BRUNO, op, cit., p. 131.