Rassegna storica del Risorgimento
BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
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1972
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Pietro M carelli
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una risposta die rispecchiasse anche l'opinione dei giovani: Se Garibaldi facesse appello alla gioventù abruzzese (il che potrebbe aver luogo da un momento idi altro) che dobbiamo fare noi? Risponderemo: seguirlo e soccorrerlo coi mezzi che sono in nostro potere o abbandonarlo? Vedete quale responsabilità pesa su di noi e quali solenni e supremi niomenti son questi. '' La risposta fu: Non potersi andare in Roma che con una rivoluzione generale italiana e con un movimento organizzato e non spingere la gioventù ad un'impresa disperata >. secondo quello che annotava, riassumendo le repliche, Salomone nella sua Relazione. Il Mambelli, pur dicendosi convinto che il movimento avrebbe rinnovato la catastrofe di Aspromonte, se prima non si fosse cercato modo di uccidere il sistema monarchico, era molto esplicito : Lo seconderò con tutta l'anima se antimonarchico, sarò indifferente se vedrò equivoci o stemmi sulla bandiera .2j II De Sipio era del parere di temporeggiare in attesa degli sviluppi della situazione internazionale che sembrava dovesse condurre inevitabilmente alla guerra. Era il caso quindi di chiedersi se sarebbe stato più utile ritardare anziché affrettare un movimento su Roma. Non negava però che si potesse appoggiare anche affrettandolo, ma si doveva chiaramente conoscere con quale bandiera sarebbe stato condotto. Inoltre Garibaldi doveva dare garanzie che non si fossero ripetuti i fatti di Napoli del 1860, proponendo un plebiscito goffo ; che non avesse servito la causa monarchica; che il potere fosse rimasto nelle mani dei repubblicani; ed infine che non avesse dato adito ad equivoci. E, facendo allusione ad una nota opera verdiana, così definiva la posizione di Garibaldi : Egli, nelle attuali contingenze, rappresenta la parte del buffo di corte, cui bendato si fa tenere la scala quando gli si va a rubare la figlia che poscia trucida .3)
Sulla guerra contava anche il De Cesarie, che così rispondeva: Sono convinto e persuaso ohe se Napoleone non crepa, a Roma non andremo, salvo che Napoleone non chiudesse gli occhi, come si dice, por comperare l'alleanza dell'Italia nella prossima guerra. Ed è nella guerra che io spero tutto e la guerra ormai è di assoluta necessità . Ad un eventuale movimento, date le circostanze inarrestabili, si dichiarava favorevole, ma dubitava che Garibaldi sarebbe stato trattato come ad Aspromonte, perché era un eroe e di buona fede troppo, e non altro , né era furbo per combattere la birbante diplomazia.41
Troiano Delfico riteneva che mai gli era sembrata inopportuna l'impresa come in quel momento, dubitando che fossero fole dei troppo zelanti o anche spinte dei partiti avversi per accelerare una catastrofe, approfittando della buona fede dei repubblicani. Però, affermava il patriota teramano, non coadiuvare e seguire un appello formale e la voce dì Gfiuseppe] Garibaldi] sarebbe gittare sul popolo la dihillusione, e la sfiducia anche su lui, cosa che in luogo di serrare le file della democrazia, ne disgregherebbe, ne sminuzzerebbe l'insieme facendo sorgere un dualismo fatale . Quindi, per scongiurare questo pericolo la posizione di tutti doveva essere di pieno appoggio a Garibaldi, con la speranza
B. P- Scali. L 28, voi. I* n. 77; P. Murrelli a De Slipiol, Mlamnellil. De CIesarisl, Dlelfieo], Aqttila, 1 agosto 1867: è una minuta del Marrelli.
2) B. P. Scafi. L 28, voi. I, n. 80; A. Mandici! i u P. Marrelli. Atri, 5 agosto 1867.
3) B. P., Scafi. L 28, voi. I, a. 83; Giuseppe De Sipio a P. Marrelli, Chieli, 8
agosto 1867.
*) B. P., Scafi. L 28, voi. 1, n. 85; Clemente De Cesari a P. Marrelli, Penne, 9
agosto 1867.