Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <65>
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Pietro Marmili
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appoggiare apertamente l'opera di Garibaldi. Prendeva corpo ormai la convin­zione che si doveva sostenere senza pregiudizi rimmkiente tentativo, affidando allo sviluppo naturale degli eventi la soluzione finale del problema romano. Si diede, perciò, l'annuncio del moto ai vari centri abruzzesi, con l'invito di te­nersi pronti. Le reazioni di fronte a questa notizia furono contrastanti: di en­tusiasmo e d'impazienza tra i giovani; di perplessità e di fatalìstica rassegna­zione tra gli organizzatori.
Da Popoli si faceva sapere al Marrelli che la gioventù era impaziente, ma si volevano dei chiarimenti su questi tre punti: 1) se i volontari potevano arri­vare ad un numero tale, da avere la possibilità di riuscire, non diciamo con sicurezza nell'impresa, ma di non trovarsi nella critica e poco onorevole > posizione di dover cedere le armi alle truppe dell'* augustissimo ed italianissimo padrone; 2) se c'era tutto l'occorrente per condurre una campagna quantunque breve: 3) a chi ci ai doveva affidare in caso di partenza, la quale appariva piut­tosto difficoltosa per il rilevante numero dei partecipanti. *)
All'annuncio della partenza la gioventù di Chieti era esplosa . Era un intrecciarsi di appuntamenti . Si susseguivano in modo convulso richieste di chiarimenti, assembramenti, conciliaboli notturni e un gran movimento. Molti erano i giovani che volevano partecipare alla prossima campagna garibal­dina, ma mancavano le camicie rosse, cui nessuno voleva assolutamente rinun­ciare. Per questa mancanza tutti si dolevano di vedersi trascurati per vedute municipali .2)
A Rivisoudoli si mettevano a disposizione del Comitato giovani provvisti di tutto l'occorrente. Da Teramo si chiedevano istruzioni precise per poter cooperare in qualche modo all'azione . A Rieti l'invito trovò tutti pronti e pre­parati all'azione. Fu accolto come la parola di Dio, perché diretto alla salvezza della Patria m senso di vera libertà .3)
Aveva avuto inizio quell'attività che vorremmo definire Operazione Vendemmia , la quale, riesumando tutto l'apparato segreto della Carboneria, aveva lo scopo di raccogliere e armare, senza che nulla trapelasse, il maggior numero possibile di giovani, e di portarli sul campo di battaglia tra il 15 e il 18 settembre. Coloni erano detti i giovani volontari, utensili i fucili, vendemmia la campagna militare, uve mature le circostanze ritenute propizie e la prepara­zione ultimata. S'intende che tutto questo macchinario di forme segrete, di con­ciliaboli e di laconici messaggi fu montato per sfuggire, come si volle dire, al­l'* accanita > vigilanza governativa.
Indubbiamente questa precipitosa operazione creò non poco disordine nelle file dei volontari e nelle menti degli organizzatori, se si verificarono contrasti spesso molto accesi, mancati appuntamenti, richieste sconsiderate di denari e di armi, arruolamenti sproporzionati rispetto alle effettive possibilità, e un andirivieni di messaggi e di messi. Ciò fu dovuto certamente all'ansia feb­brile che segnò tutta la preparazione, ma soprattutto alla quasi totale mancanza dì mezzi di cui invece si faceva pressante richiesta da tutte le parti, poiché si riteneva erroneamente che gli organizzatori tenessero in serbo ricchezze, che
1) B. P., Se IT. L 28, voi. 1, n. 67. Bernardo Mancini a P. Marrelli, Popoli, 13 luglio 1867.
Vi. B. P, Scafi*. L 28, voi. I, mi. 88, 98, 109; G. De Sipio a P. Marrelli, Chieti, 11 agosto e 6 e 10 settembre 1867.
a) B. P Scafi". L 28, voi. I, un. 89, 90. 108.