Rassegna storica del Risorgimento
PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
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1920
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La borghesia non costituiva un ceto omogeneo ; si suddivideva a sua volta in tanto sottoclassi, che si erano venute formando spontanea-mente per quella passione di specializzarsi, che ancor oggi si riscontra fra le caratteristiche del buon popolo torinese, Il curioso si è che ogni sottoclasse, appena costituitasi per autodecreto, gelosa di affermare la propria individualità, subito dava mano a cingersi tutto intorno di barriere, insormontabili non meno a sé stessa dall'interno all'esterno che agli altri in senso opposto. Da oiò una compassatezza, una rigidità nelle relazioni quotidiane, che rendeva la vita sociale della capitale e degli altri centri maggiori fredda, monotona, quasi Uggiosa.
A parte questa innocente mania, lai borghesia piemontese costituiva un elemento prezioso, nello Statpj per le salde doM.ehe essa possedeva. Laboriosa, onesta, parca nei suoi bisogni, disciplinata nella sua Yitavìatima, runico appunto che si sarebbe potuto muoverle era forse la soverchia modestia nella qualiB essa conteneva le proprie aspirazioni.
H commercio la attirava poco ; l'industria era nota soltanto nel Biellese ed in poche altre regioni ; le professioni libere offrivano troppi incarti odi li- loro svolgersi .era' iBìCcppaito- da troppe pastoie- ; rimaneva la burocrazia alla quale si volgevano, cornea spleudlda mèta, gli sguardi e i desideri dei bupj~padri di iamigha -e dici giovani borghesi.
Questa calunniata burocrazia, il glia spuria della gran Rivoluzione, cbe Ita, dilagato dal regnò subalpino per tutta la penisola italiana, che offre cosi Inesauribile argomento di sarcasmi banali ad ogni buon commesso viaggiatore, che acquista ora sempre maggior forza e consistenza i per opera stessa del regime di sospettoso controllo ad ogni atto' ftjl'gif** torità costituita, caro ai suoi nemici naturali u, pmre; un grande elemento educatore nel Piemonte del '48.
Poiché con la logica inesorabile delle persone semplici, che uon conosce sofismi di ambigue distinzioni, l'onesto impiegato piemontese considerava coinè un-debito; <B onore:2a JedeMà ;po-;;'Stato ile. gli assicurava, col pane quotidiane', la considerazione pubblica.
Solo questo rispetto dell'autorità; profondamente radicato in ogni classe, può spiegare come sia stato possibile al piccolo Piemonte conservare l'equilibrio necessatì per giungle a. sicuro pqrfco attraverso le agitazioni e i poTieofì" idi gai ispeciè, che talvolta in quel fortunoso periodo compromisero la sua stessa esistenza.
Sarebbe tuttavia un genm<alìzzare in modo troppo grossolano asserire elle tutto U medio cètoieri 'Costituito: da impiegati dello Stato*