Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <71>
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Pietro Marrelli
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mente le circostanze, avevano preso una piega cosi disastrosa, da sembrare impossibile trovare nuovo impulso alla vacillante impresa. Inaspettatamente, pero* questo impulso venne proprio dai giovani. Furono il loro desiderio di grandezza e di gloria, l'insofferenza a ritornare nella normalità dopo tante illu­sioni, l'ardimento e l'inesperienza, che diedero nuova linfa all'imminente movi* mento. L'ardente desiderio dei nostri giovani annotava Salomone nella Re* lozione di questi robusti e coraggiosi montanari, di esporre i loro petti per la libertà vera e pel riscatto della città eterna..., si manifestava sempre più viva. H tempo stringeva, l'insurrezione era vicina, la gioventù era impaziente . Dopo ponderato esame gli amici aquilani avventurarono una spedizione di circa 40 giovani affidata a Massimino Mozzetti e ad Angelo Colabianco. Descrivere la partenza di quei 40 giovani - continua la Relazione si richiederebbe la penna di Livio o di Tacito. Il sole era tramontato. Mezzi vestili, scalzi, sali* seono d'un tratto un'erta montagna. Inenarrabili sono i patimenti affrontati . La notizia di questa prima spedizione, come elettrica scintilla , si divulgò rapidamente in tutto l'Abruzzo. L'agitazione toccò quasi la follia. Artisti che lasciavano le loro officine, i giovani studiosi abbandonavano le scuole, il bifolco l'aratro e il pastore la sua gregge . I primi giovani volontari si erano messi in campagna per conquistare all'Italia la sua capitale. Il movimento aveva preso il via. Da Roma si telegrafava: Uova in ribasso non parta il carro. Ma quando questo avviso giunse in Aquila, il carro era già partito. Sarebbe stato fermato soltanto a Mentana, sotto il battesimo di fuoco degli chassepots francesi.
La campagna militare.
La prima spedizione era stata lanciata e i 40 giovani, di cui essa era com­posta, sostarono alcuni giorni sui monti del Cicolano, sopportando con com­movente spirito di abnegazione l'imperversare del maltempo e i disagi delle lunghe marce e del soggiorno tra monti inospitali. A costoro successivamente si unirono altri volontari condotti dal Masetti, che confluivano nel Cicolano quasi alla spicciolata per dare meno all'occhio. Con telegrafica brevità il 3 otto­bre Massimino Mozzetti fece pervenire al Marrelli le prime notizie della spedi­zione: Arrestata marcia ordine Masetti. Posizione orribile, mancanza viveri. Stare a lungo in un posto è lo stesso che cacciarsi in bocca al lupo. Muovere le tende porta conseguenza di novello inciampo... Che faremo? Ripeto, posizione orribile. Date ordini. '> Nello stesso giorno avvenne sui monti sabini il loro ricongiungimento col grosso delle forze volontarie abruzzesi, partite da L'Aquila il 2 ottobre agli ordini di Federico Salomone, di Francesco Mozzetti e di Vin­cenzo Scenna. I volontari teramani, diretti dal superstite dei Mille, Antonio Caretti, si erano già uniti ai garibaldini di Salomone. La spedizione, forte di duecento giovani, sostò tutto il giorno del 3 ottobre sui monti per operare la riorganizzazione e la divisione dei poteri. A Salomone fu affidato il comando della Colonna; Caretti e il lombardo Francesco Vigo Pellizzari ebbero la dire­zione delle frazioni di squadra.
Per eludere la vigilanza delle truppe pontificie si volle usare l'accortezza di passare ì confini isolatamente. E il teramano Garetti volle serbare a sé
J) B. P., Scaff, L 28, voi fi, n. 14; Massimo Mozzetti n P. Marrelli, 3 ottobre 1867,