Rassegna storica del Risorgimento
BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno
<
1972
>
pagina
<
73
>
Pietrai Martelli
73
di partecipare al movimento, e si sperava che le coscienze politiche dei Romani, in quel lasso di tempo, mai tirassero.
Intanto numerose truppe pontificie si venivano assembrando a Corese, lasciando prevedere un imminente attacco ai volontari. Allora Menotti per prevenirlo dava ordine di muovere da Nerola. verso Casale Farnetti, bella posizione sulle basi del monte Carpignano . Qui si riorganizzavano le file già in preda alla demoralizzazione e veniva costituito lo Stalo Maggiore di Menotti. Risultava così composto: Commissario di guerra, Francesco Mozzetti; vice Commissario, Vincenzo Seenna; Capitano dei conti, Francesco Gilardi; applicati, Ludovico Cellentani e Domenico Cajone.
Un altro esiguo fronte di 50 giovani, capeggiati dal Blenio, si era frattanto aperto alla frontiera marsicana e puntava decisamente su Subisco, centro interessante ed importantissimo ove i cittadini si dicevano ben disposti e preparati all'insurrezione. Si sperava che il Blenio, come nel passato, facesse sentire il peso dei suoi miracoli >, per rispondere all'appello del Leone di Caprera e per salvare l'onore della Marsica. I pruni successi, infatti, facevano prevedere una brillante campagna militare. Furono conquistate senza colpo ferire Cervara e Camerata. Ma, cedendo all'entusiasmo e all'impazienza, quel drappello cadde successivamente in un'imboscata nella piazza di Subisco, dove era ingenuamente penetrato, credendo che la cittadina fosse stata abbandonala dalle truppe pontificie. Lo stesso Blenio e altri due morti, un ferito e diciotto prigionieri: questo il consuntivo della sfortunata impresa. Gli altri riuscirono a salvarsi con la fuga. così l'uomo, da cui si attendevano i miracoli, peri miseramente sulla piazza di Subiaco, vittima della sua slessa temerarietà o, come si volle dire, di tradimento. ') Enorme fu l'impressione che questa sventura suscitò sui volontari e sugli organizzatori, e duro il colpo che essa inferse alla causa romana. Blenio è morto. Era un eroico soldato, non un condottiero. È morto da forte e facendo onore alla causa e al partito. Non mi arresterò. Da capo Viva l'Italia . Cosi scriveva al Marrelli il Mattei, passando poi a deplorare i fatti di Subiaco, che credeva frutto di tradimento da parte dei contadini di quella cittadina. Gliene aveva dato conferma il fratello Ciccio, protagonista della sfortunata vicenda, il quale gli aveva riferito: Traditi, caro Orazio, abbiamo mostrato un coraggio spartano .2>
In seguilo a questo fatto gli alici volontari niarsicani si trovarono sbandati e senza capo, tutti scorati, tutti demoralizzati e colla paura nel volto e nel cuore . Si riteneva che quell'infèlice sortila avesse prodotto un danno incalcolabile, immenso, forse irreparabile che comprometteva tutte le operazioni future, le quali slavano prendendo vastissima proporzione . Allo sbandamento generale che derivò da questo fatto si aggiunga poi che i volontari concentrati nella Marsica per lo smistamento al fronte erano stremati di forze, di scarpe, di mezzi, di tutto e con pochissima disciplina . Per ridar loro ordine e fiducia, ne assunse il comando Io stesso Mattei, nonostante la rispettabile età e l'inesperienza nelle cose militari. Si propose il solo scopo di far ricongiungere la sua
*) B. P., Scafi*. L 28, voi. II, n. 39; L. Paolei a P. Marrelli, Celano, 9 ottobre 1867; BRUITO, op. cif., pp. 187-188; B. P Scafi*. I* 28, voi. II, n. 73; O. Mattei a P. Marrelli, 14 ottobre 1867; BRUNO, op. cit pp. 192*193.
2) B. P Scafi. L 28, voi. II, n. 76; Ciccio Mattei a O. Mutici; BRUNO, op. cit., pp. 193-194.