Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <78>
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SesltUo Antonia Falasco
La colonna di Salomone si era acquartierata presso Arvinio, quella di Fri ave* i nelle vicinanze -di Se a mirigli a. Tutte le operazioni si svolgevano celermente e ordinatamente, con molta compiacenza di un battaglione di linea pontificio.
L'arrivo di Garibaldi al rampo rafforzò notevolmente la posizione dei gari­baldini, i quali, dopo le ultime manovre organizzative, attendevano solo l'ordine di partenza per il supremo sforzo. Infatti il 25 ottobre si mossero da Srandriglia con l'intento di saggiare le forze nemiche; ma nei pressi di Monterotondo si tro­varono il passo sbarrato dagli aniiboini. che occupavano ottime posizioni tra le vigne di S. Martino e il convento di S. Maria della Concezione. I papalini ac­colsero i volontari con un fuoco ben nutrito di moschetteria e di granate. Ma quest'ultimi, fatti arditi dalla presenza di Garibaldi, sferrarono un poderoso al-tacco, ricacciando i nemici all'interno di Monterotondo, paese fortificato e ben difeso dall'artiglieria. Alle sette pomeridiane Garibaldi intimava la resa al comandante della fortezza e per tutta risposta ebbe un cannonata e diverse granate sul convento dove erano ricoverati i feriti. Allora furono emanate dispo­sizioni per l'attacco decisivo. L'Ortenzi, appena giunto dai monti abruzzesi alla testa dei peligni e dei marsieani. si offrì di attaccare per primo dal Iato di Porta Romana, appoggiato dai cannoncini e dal fuoco incessante dei volontari. L'assalto fu terribile tra una pioggia infernale di palle, e i garibaldini più volte furono respinti. Ma alle due antimeridiane del giorno seguente buona parte del paese era nelle mani dei volontari. Poche ore dopo i soldati pontifici fecero sapere che si sarebbero arresi, ma con l'onore delle armi. Garibaldi al con­trario voleva la resa a discrezione, per cui -le truppe papali non accettarono, e si riprese a combattere fino alle otto antimeridiane, ora in cui i papalini chie­sero la resa, stremati, lasciando le strade e le piazze gremite di morti e di feriti, oltre a più di trecento prigionieri.
Questa è la relazione che il Mattei spediva al Marrelli subito dopo la capi­tolazione delle forze pontificie: Certo delle perdite vi sono state* ma eran que­ste inevitabili, trattandosi che Monterotondo è una città in fortissima posizione e circondata di mura. Dopo 28 ore di fuoco quasi senza interruzione la città cadde per resa in nostro potere e furon fatti 300 prigionieri con 50 cavalli e due pezzi di artiglieria che sono stati veramente il formaggio sui maccheroni mentre noi ne difettavamo assolutamente . ') Fra le perdite dei garibaldini si lamentava anche la morte di Salomone, e la notizia corse subito per l'intero Abruzzo; ma, ripetendosi il miracoloso caso del Fazzari, il Colonnello riportò soltanto una lieve ferita mentre espugnava la Torretta.
Il primo rilevante successo fu salutato con commosso entusiasmo da tutto l'Abruzzo repubblicano e più ancora dal campo dei volontari. Ma proprio questo successo fece affiorare con maggiore evidenza la disorganicità e l'eterogeneità dell'esercito garibaldino. Lasciamo alla penna del Mattel il giudizio: Non sono il fiore dei galantuomini e qui in Monterotondo han dato prova di lor vandalismo, commettendo furti, stupri, violenze ecc. ecc. per modo che il paese ne è esterrefatto. Povero Garibaldi e poveri noi!!. Lo stesso scriveva lo Brenna : Garibaldi dopo la presa di Monterotondo elogiò e ringraziò i volon-fari con un suo discorso... Si dolse della condotta tenuta nell'entrare in paese per furti e stupri e lo disse piangendo .2) In seguito a questi incresciosi fatti
> B. Pn Seaff. L 28, voi. UT, n. 65; 0. Mattei a P. Marrelli, Monterotondo, 28 ottobre 1867.
2) Ibidem e B. P Staff. L 28, voi. HI, n. 76; V. Seenni a P. Marrelli, Monterò-tondo, 30 ottobre 1867.