Rassegna storica del Risorgimento

BATTAGLIA DI MENTANA 1867; MARRELLI PIETRO
anno <1972>   pagina <81>
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Pietro Marmili
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slel Giubileo, a tre miglia dalla'meta. L'avanguardia pi unse (ino in vista degli avamposti pontifici, tanto che ri fu uno scambio di fucilate. Garibaldi fece un giro d'ispezione, toccando quasi le prime case di Roma, e in un punto detto le due Torri trovò una scarica di revolver , da cui fortunatamente rimase illeso. Le truppe regie fecero, però, sapere che sarebbero intervenute ad arrestare ìu marcia di Garibaldi. Allora questi decise di ripiegare su Monterotondo in attesa di nuovi sviluppi della situazione ormai gravida di preoccupanti con­seguenze.
In questa tesa atmosfera il 1 novembre si svolse in Aquila un'imponente dimostrazione popolare, per sottolineare la solidarietà della città abruzzese ai volontari e la condanna all'operato del Governo. Ma la vera causa di essa fu la generale indignazione suscitata dall'intervento francese. Si formò un lungo e si* lenzioso corteo, che, preceduto dalla banda musicale che suonava l'inno di Ga­ribaldi, entrò nel corso, sostò davanti alla Prefettura e si diresse subito dopo, nel massimo silenzio, verso la piazza del Palazzo. Qui il corteo si sciolse dopo aver gridato per tre volte: A Roma! Fuori i Francesi! Viva l'Italia!.1)
Il 2 novembre i volontari erano ancora acquartierati a Monterotondo, dove si stava ultimando l'organizzazione. La mattina del 3 Garibaldi diede ordine di mettersi in marcia alla volta di Tivoli, per sollevare lo spirito dei volontari, depresso dai lunghi disagi e dalla inaspettata nuova dell'intervento francese . Intento del Generale era anche quello di riunirsi alla colonna del Nicotera e ad altri drappelli che operavano isolatamente in diversi punti del territorio ponti­fìcio. z) Si avevano armi cattive e buona parte dei fucili non facevano fuoco ; ma nonostante tutte le avversità si procedeva con gioia indescrivibile e fra canti di guerra . Nessuno avrebbe immaginato che in quella bella passeggiata si dovessero incontrare tutte le colonne nemiche e per di più la forza di una potenza che col consenso del regio governo tornava di nuovo ad invadere il territorio italiano : sono parole di Salomone.3)
Alla distanza di mezzo chilometro da Mentana il maggiore Berna segnalava che la colonna di Salomone era stata attaccata. Allora Garibaldi diede ordine a quest'ultimo di avanzare fino al paese, le cui alture erano occupate dal nemico, e disporsi alla difesa. I volontari del colonnello abruzzese furono perciò i più impegnati in questa battaglia e subirono le maggiori perdile. Per arginare l'avanzata nemica fu eretta una barricata allo sbocco della strada verso Tivoli, che venne attaccata dal grosso delle truppe franco-papali. Per tre volte il capitano Antonio Garetti, albi testa di pochi abruzzesi, caricò alla baionetta, e per altret­tante volte i nemici furono ricacciati. Alla barricata si presento Garibaldi per rendersi conto della situazione, ma Salomone, presegli le briglie del cavallo, lo invitò ad allontanarsi da quella pioggia di palle. Gli chassepots facevano un fuoco infernale; la qual cosa impressionò enormemente i volontari che non potevano reggere alla pressione nemica. Fu ordinata la ritirata su Monterotondo e per proteggerla, a difesa della barricata, fu lasciato il 1 battaglione della colonna di Salomone. H maggiore Vecchi, che lo comandava, circolava incessantemente con la pistola in pugno per evitare la confusione ed incitare i suoi all'attacco.
') Cfr. UAmiternino dcl.1'8 novembre 1867, anno II, n. 80.
2) Cfr. UAmiternino del 14 novembre 1867, anno U, n. 81.
3) Ibidem.