Rassegna storica del Risorgimento

VOLPE GIOACCHINO
anno <1972>   pagina <85>
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AMICI SCOMPARSI
GIOACCHINO VOLPE *
rutt'altro che facile dite di Gioacchino Volpe, del maestro che ho avvi­cinato per la prima volta nel lontano 1932. nel momento più vivido del suo ful­gore (autorevolezza nel campo degli stadi, prestigio politico, vigore intellettuale e, perché no, anche balda prestanza fisica) ed ho ascoltalo per l'ultima volta, nella ricorrenza del novantacinquesimo anno, abbozzare, improvvisando col rigore consueto, una Incida sintesi commossa e commovente della sua lunghis­sima e nobile vita: amore all'Italia, colto per la famiglia, inesausta ansia di ricerca.
L'onda dei ricordi, la commozione che non può non prendermi nel rievo­care gli anni della mia giovinezza, con la grande esperienza di vita della scuola storica (quando, nel palazzotto Venezia, poi in quello Àntiei Mattei, a far co­rona al maestro erano i migliori tra i miei fratelli maggiori, cosi immaturamente, e qualcuno tragicamente, scomparsi, da Nello Rosselli a Carlo Morandi, da Fe­derico Chabod a Walter Maturi, e poi via via con me o dopo di me con il con­forto e lo stimolo di Maturi e di Sestan Borlandi, Romano, Candeloro, Cata-laccio. Curato, Wollemborg, Bulfereiti, Demarco, Delle Piane, Massimo Pe­trocchi, Tullio Vecchietti) minacciano di far velo al mio senso storico e di de­viare in parte il mio stesso giudizio. Io penso comunque che la testimonianza di cosa abbia rappresentato per molti della mia generazione la dimestichezza con Gioacchino Volpe può avere, per la comprensione dello storico e per il giudizio sull'opera sua, anche un qualche valore. In primo luogo, qualora ve ne fosse ancora bisogno e l'elenco dei nomi che ho fatto, per la varia prove­nienza, il diverso atteggiarsi di fronte ai problemi del Paese, il diverso inseri­mento di essi nell'attuale storiografia o, che è lo stesso, nello schieramento ideo­logico e politico odierno, ne è di per sé solo una conferma e una prova occorre ribadire che la scuola di Volpe non poteva non essere scuola di libertà: il maestro non ci imponeva o controllava i nostri temi di studio, lasciava che li proponessimo noi, li accettava, li discuteva, li sostanziava e arricchiva, e tutti noi nei colloqui col direttore della scuola e nelle spronanti discussioni di largo orizzonte > cui farà riferimento la dedica dei due volumi offertigli per gli ottanta anni, trassero incitamento, suggestioni, ampliamenti di interessi, arric­chimento in una parola. Uno tra quegli alunni, in un diario di guerra (Tempo d'attesa al Sateska) pubblicato nel 1943, e ove sono anche delle pagine assai gustose sui vari amici della scuola e sul me stesso di allora, così con nostalgica vivezza rievocava i caratteri di quell'insegnamento : Verso mezzogiorno, la vita dell'Istituto si animava con l'arrivo del Direttore.. .Era vivo il fascino che il suo pensiero, la sua cultura, limpidi, solari, esercitavano su noi giovani. Aveva il segreto di cristallizzare tante idee fluide, evanescenti, di suscitare turbamenti
* È nelle sue linee essenziali una commemorazione tenuta a Roma SI 18 dicem­bre 1971.