Rassegna storica del Risorgimento
VOLPE GIOACCHINO
anno
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1972
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pagina
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86
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86 Ruggemq Moscati
spirituali, di renderci chiari tanti oscuri presentimenti, di aprirci prospettive di largo respiro. Ci ascoltava attento, accarezzandosi il pizzo, e intuiva rapida* mente ciò che talvolta non era chiaro neppure a noi stessi. Non pretendeva che serietà di propositi e impegni generosi di vita... Di un periodo storico afferrava la complessa compenetrazione delle forze in gioco, di tutte le forze in gioco, senza infingimenti o predilezioni o spirito di parte. Una intelligenza realistica rara, una sensibilità storica schietta, genuina... Noi ci formavamo senza scosse, senza brusche pressioni. I contatti con uomini della più diversa preparazione, delle più svariate esigenze ed esperienze ci fornivano spunti intimi di meditazione e approfondimento, ci suggerivano continue revisioni e selezioni del nostro bagaglio di idee.
Naturale perciò che quando in un clima tuttora difficile, per il solco d'incomprensione che si era allargato intorno alla personalità del Volpe, saldamente attestato su posizioni di estrema coerenza con tutto il proprio passato non pochi tra quegli allievi, con Chabod alla testa, si fecero promotori di quei volumi dì onoranze, egli ne traesse lo stimolo per rimeditare ancora una volta sull'opera sua e sul carattere assunto dalla sua storiografia. Il 28 febbraio 1958, a dieci giorni dalla consegna dei volumi da parte di Duprè e mio egli mi scriveva per ringraziare e per dare alcuni giudizi di valore su qualcuno dei contributi che sostanziavano quell'omaggio. E, dopo essersi posto argutamente e un po' ironicamente il quesito: come fa sempre in questi casi una persona perbene, mi sono chiesto se proprio meritavo questo segno di riconoscimento di tanti galantuomini (parecchi dei quali sono er mejo fico del bigoncio storiografico italiano). E sono rimasto un po' " perplesso ", per usar una parola oggi ogni ora ricorrente nella cronaca politica italiana ; Ma sì, via, rispondeva bando alla modestia: nella mia epoca migliore, ho rappresentato qualche cosa, ho avuto miei lineamenti, in mezzo alla storiografia o materialistica alla Salvemini o tutta e solo politica o anche tutta e solo etico-politica, senza un chiodo a cui appiccarlo questo benedetto spirito. E posso aggiungere, non so se a lode o a biasimo, di esservi giunto non per filosofiche strade, ma per un certo naturale equilibrio o fiuto o " senso, storico ". Come dire? " Naluraliter historicns ", come uomo al naturale in tante cose .
Che era, in un'estrema sintesi, quél giudizio su se stesso e sulla sua opera su cui egli doveva insistentemente tornare nelle premesse del 1961 alle riedizioni del Medio Evo italiano e dei Movimenti religiosi e sette ereticali, in cui sembravano smorzati e temperali i toni stessi della polemica con Croce, per poi di nuovo dispiegarsi, pur nell'afflato delle mirabili pagine autobiografiche, del 1963, come prefazione alla ricomparsa in pubblico della Toscana medievale*
Croce, il confronto con Croce, il -giudizio di Croce furono com'è noto mi costante e tormentato punto di riferimento di Volpe, dagli anni giovanili in cui la collaborazione alla Critica e il fervido apprezzamento del filosofo napoletano da ricordare la lettera del 1904 in cui Croce definitiva stupenda > la recensione di Neumun aveva confortato e quasi illuminato la sua prestigiosa ascesa nel campo degli studi storici, al distacco degli anni del fascismo e al giudizio sarcastico e sprezzante degli ultimi tempi, di cui si vedono ancora i residui in taluni moralistici e corrucciati epigoni della scuola idealistica* mentre è stato amorosamente storicizzato e composto da alcuni dei più fedeli allievi del filosofo: penso non solo a Maturi, ma, tra gli altri, al limpido articolo Conclusione di una vecchio polemica, dovuto a Nicola Nicolini.
A parte il dissenso di fondo sul problema politico, l'atteggiamento verso il