Rassegna storica del Risorgimento

VOLPE GIOACCHINO
anno <1972>   pagina <87>
immagine non disponibile

Gioacchino Volpe 87
fascismo, elle fu e rimane il vero nocciolo ilei contrasto, Volpe quasi nona­genario con una lucidila e limpidezza esemplari, non aveva poi tutti i torti <1 uando si rivolgeva al benevolo lettore per domandargli ae ritenesse giusto negare l'onore dell'eticità e della politicità alla sua produzione storica nel complesso, sia quella relativa all'età medievale, sia quella concernente l'Italia mo­derna. E modernità delle letture, capacità di aggiornamento rimaste intatte fino all'ultimo periodo prendendo lo spunto tra l'altro, oltre che dalle osser­vazioni dell'Ottokar, da talune notazioni, per usare le sue parole, di un va­lente storico dell'ultima leva, Rosario Romeo nel suo scritto su Maturi come storico nella storiografia (quel Romeo di cui egli aveva molto apprezzato l'acuta recensione all'Italia moderna, recensione che gli era -sembrata un modello, per­ché il recensore entrava nel vivo delle questioni e discuteva e accettava non pochi punti del giudizio suo su Gioitili, giudizio che, come è evidente, è uno dei punti chiave per intendere il pensiero politico e storico di Volpe) non crede il lettore chiariva che le opere storiche possano, sì magari debbano essere valutale con un metro filosofico, cioè in base a quel tanto di vedute gene­rali, di più o meno spiegata filosofia che è in esse, ma debbano essere misurate col metro del contributo maggiore o minore che quelle opere hanno portato... ad una migliore conoscenza di questa o quell'epoca di questo o quel problema? Invece su tali argomenti, raramente lo storiografo prende la parola, come non sia compito suo . E, in quanto al problema maggiore, egli aveva maneggiato sì fatti economici e giuridici, ma più. che altro per mostrare attraverso quali trasformazioni di quell'ordine economico e giuridico, e anche dei sentimenti e delle aspirazioni si giungesse a costruire un nuovo ordine politico statale e una nuova cultura. Lungo questa faticosa strada lo storico così detto economico-giuridico era entrato anche nel campo dell'elica, anche nella politica rappresentati non solo da quei servi della gleba che anelavano alla libertà, e venivano affrancati in nome della legge cristiana o del diritto di natura; da quei giuristi bolognesi che si richiamavano al diritto romano; da quegli uomini liberi che si associavano e giuravano sul Vangelo di rispettare la legge che si erano data: da quel nuovo ordine giuridico e politico che presto emerse allo scoperto , ma anche ciò che più gli interessava sottolineare * nell'Italia moderna da quegli Italiani che, dopo conchiuso il Risorgimento, si volsero a creare un'in­dustria e a bonificare terre, portando in questa battaglia lo slesso ardore di altre precedenti battaglie; studiarono hi questione del Mezzogiorno e il fenomeno mi­gratorio con alte preoccupazioni morali e politiche etc. . Il Volpe risolveva così per conto suo, e a mio credere risolveva bene nna vexata quaestio, il pro­blema dell'unità della sua produzione storica, il problema della frattura, della rottura operatasi in lui a causa dell'intervento e del fascismo, il problema della unità di ispirazione del suo realismo storico, che egli stesso del resto aveva contribuito a porre nella famosa introduzione ai Momenti di storia italiana.
Il fatto e che, fin dalla scuola filologica, positivistica e astrattamente poli­tica dei Crivellucri, dei Romano e dei Villari, che pur tanto influsso avevano avuto nella sua formazione tecnica e morale, il giovane storico aveva avvertilo l'enorme complessità della vita sociale e per essa della trama del tessuto storico, e ciò lo aveva reso insofferente verso ogni aprioristica schematismo di metodo. E mentre la così detta scuola economieo-giuridiea in cui, come si è visto, con fastidio egli sì sentirà incasellato per sempre, e sia pure con un posto a parte, sembravo si (sviluppasse dal seno del materialismo storico e Salvemini in quella tormentata fine di secolo nei suoi Ma finali e popolani si sforzava dì interpre*