Rassegna storica del Risorgimento
VOLPE GIOACCHINO
anno
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1972
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pagina
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89
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Gioacchino Volpe 89
parto per conto suo, guidato da un suo sano istinto da uomo della terra, la categoria della vitalità; è questa, in fondo, che domina in ultima istanza i suoi scritti, che è alla radice del suo sostanziale ottimismo di storico... il suo interesse primo,,-, è l'interesse per una vita piena di fermenti che si arricchisce via via di nuovi fiori e frutti e si moltiplica e diversifica nelle attività e creazioni più varie, che pulsa potente per mille vene; è un interesse per questo empito di vita, che in altri potrebbe fermarsi o decadere a semplice contemplazione estetizzante, mentre in Volpe è analisi minuta di tutte quelle fibrille di vita, del loro intrecciarsi e condizionarsi a vicenda e in cui si chiarisce limpidamente la funzione di ognuna. Ma non solo questo. L'esame del problema delle origini dei Comuni, rivelandogli le molteplicità degli istituti e il dispiegarsi in ogni direzione dello spirito di associazione e sovrattutto lo studio dei movimenti religiosi e delle sette ereticali che lo portano a cogliere forze ideali, non solo pronte a muoversi attraverso certe élites, ma dilatate nella società a tutti i livelli e lo spìngono a seguire i movimenti popolari come forze di urto, mai disgregate dalle altre forze sociali, mostrano già come il tentativo di storia tout court, di storia globale (in una globalità che non annulla le distinzioni ma le colora e le accentua in uno stile attento ai chiaroscuri e alle sfumature), sia pienamente riuscito.
Già nella visione del Medio Evo Volpe ha raggiunto le punte più alte del suo realismo storico. Un realismo che si configura già come volto a cogliere i momenti infinitamente vari e articolati di un fluido processo che, sempre più consapevolmente, tendeva a presentarglisi come un graduale e ininterrotto svi luppo, come una trasformazione ora lenta, ora rapida ma costante -, in una parola come -l'anonima costituzione ed ascesa del popolo italiano, verso una meta tuttora indistinta, ma che avrà come inarrestabile sbocco il sorgere della nazione italiana.
Mentre per Salvemini la concezione della storia come urto tra le forze sociali lo portava a determinate scelte politiche, per Volpe la più ricca percezione dei fatti storici e degli individui responsabili dei moti della società, lo spingeva verso opposti approdi. Essa, pur partendo sul piano politico da un aritigiolitiismo che non aveva le radici moralistiche del Salvemini, diventava il veicolo attraverso cui la storia del popolo popolo non inteso in senso di classe ma colto nella serie delle sue generazioni e nella pienezza delle sue esigenze di vita veniva identificandosi con la storia della nazione. 11 che lo spinge a dare un contenuto liberal-nazionalistico e poi sempre più nazionalistico alle sue scelte politiche, senza peraltro mai rinunziare a quell'anelito sociale a quell'afflato popolare, che era in lui connaturato nel senso etimologico della parola. Anche in lui come in altri storici della sua generazione, a conclusione di quei mirabili affreschi medievali, in (relazione al ritmo più accelerato impresso alla vita del paese dalla crisi dell'età giolittiana, si vennero spostando gli interessi verso la storia dell'Italia moderna, e con essa non solo ai problemi fondamentali del Risorgimento che egli, allargando il quadro tradizionale della ricerca, sarà tra i primi a vedere strettamente collegati con la storia europea del '7-800, ma a quelli dello Stato unitario con le sue carenze e le sue lotte per il progressivo assorbimento di forze sociali, religiose, politiche ad esso fatalmente estranee. Società e Stato, classi sociali e classi politiche gli si presenta* rono destinate così a confluire in un momento unificante, l'idea del sentimento nazionale, l'idea di nazione, o meglio l'idea dell'intero popolo italiano che ha, attraverso i Eccoli, perseguito un suo cammino di civiltà e, dopo aver raggiunto