Rassegna storica del Risorgimento
VOLPE GIOACCHINO
anno
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1972
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pagina
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90
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Ruggero Moscati
nel Rinascimento l'unità culturale e nel suo travaglio risorgimentale Funità politica, dovrà avviarsi a realizzare in un tutto organico la sua unità nazionale.
Con la polemica sull'intervento, con la guerra (cui lo storico partecipò presso l'8* armata guadagnandosi una medaglia d'argento) si fece viva in Volpe aspetto di un sofferto processo autobiografico l'attrazione verso i problemi dell'età contemporanea che non potevano non muovere da un processo di ripensamento del Risorgimento. Vennero fuori, anche se pubblicate più tardi, insieme con i suoi studi sul '700, le ricerche sulTO/ioòre '17, in cui Caporetto era ricondotto a una crisi militare, senza che si nascondesse peraltro la crisi morale e più generale ad essa sottesa, arrivando a conclusioni che la più recente storiografia ha in parte modificato ma non smentito. Ed è di allora anche II popolo italiano fra la pace e la guerra, in cui è seguita l'evoluzione dell'opinione pubblica dal neutralismo all'intervento, ponendo in luce non solo l'atteggiarsi e il progres* sivo evolversi delle singole personalità politiche o intellettuali, ma con l'ambizione di cogliere, per quanto possibile, le aspirazioni e i sentimenti delle masse . Nella guerra, Stato e Nazione, salvati da una disciplina protesa in un immane sforzo, gli parve realizzassero quella fondamentale unità cui tendeva la società italiana nel suo disarmonico e sovente caotico crescere (finché il caos apparente dirà nella prefazione del 1940 non si chiarisca e si illumini per tutti gli uomini o per una maggior massa di nomini ). L'idea di mantenere viva e perenne la simbiosi tra Stato e Nazione che il ritorno a un certo tipo di parlamentarismo che, dati i suoi giudizi sul giolittismo, egli non poteva comprendere ed approvare e che la crisi del dopoguerra gli sembrava destinata a fatalmente infrangere, spiega l'esigenza del suo costante richiamo ad una forza spiritualmente unitaria, capace di neutralizzare le opposte tendenze di un'Italia costituitasi e cucitasi insieme a grande fatica solo attraverso quel processo millenario che egli aveva ricostruito o stava ricostruendo con sì grande maestria: la monarchia sabauda, di cui così attentamente egli aveva seguito l'ascesa, studiando il nuovo ordine europeo che quell'ascesa aveva reso possibile: la monarchia storica, popolare per eccellenza egli dirà rituffata nel popolo, trasfigurata alla luce della storia , che pel complesso di valori tradizionali che avrebbe ad essa apportato, avrebbe potuto ridare il crisma a un'esperienza nazionale e popolare . E ad un certo momento egli crederà di vedere nel fascismo una forza che avrebbe potuto avviare a soluzione i problemi lasciati aperti dal Risorgimento, per sanare il dualismo tra élites borghesi e popolo, per attrarre nell'orbita della Nazione e dello Stato la grande massa, per suscitare o quanto meno educare le forze profonde e creare lo Stato moderno che è Io Stato di tutti e in cui tutti abbiano un loro posto ed una loro funzione attiva .
Di qui la genesi dell'Italia- in cammino la cui lettura, al suo apparire, apparve agli stessi antifascisti come Salvatorelli assai valida per gli stimoli che potevano venirne per temperare il soverchio ottimismo crociano .
Non è il eapo carismatico, il partito unico, la limitazione della libertà che porta Gioacchino Volpe all'adesione al regime, ma la sua stessa visione di quella identificazione tra Stato e società nazionale, che il pluralismo liberabdemo-craticn gli pareva contrastare noi fatti, e che nel suo consueto rifiuto dell'astrazione e la fondamentale preferenza per la concretezza di un potere destinato a interpretare e sanare aspirazioni e frustrazioni antiche egli si augurò potesse ora realizzarsi. Illusione? Errore? Certo, le delusioni non mancarono, ma egli rimase fermo nella sua scelta anche nella constatazione del rapporto che, bene o
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