Rassegna storica del Risorgimento

VOLPE GIOACCHINO
anno <1972>   pagina <91>
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Gioacchino Volpe 91
male, il regime instaurava tra Stato e società civile in uno sforzo che meritava 1 attenzione dell'intera Europa e che la giovane storiografia, in prevalenza quella marxista, sta ora, come è noto, ampiamente rivalutando.
Adesione al fascismo certo, ma qualche crescente dubbio circa la conce* zione dello Stato quasi trascendente ai cittadini e con qualche tedio scrì­verà poi nel '56 il gran tedio di tanta gente che pur accettava quel regime quando si vide che tutto, esercito marina e Italia, tutto era qualificato fascista, con l'uso e abuso della parola ohe legava il permanente o di valore relativa­mente assoluto al contingente col rischio di coinvolgerli nella stessa eventuale malasorte. Adesione al fascismo indubbiamente e partecipe e attivo consenso con tutto quello che riteneva rispondesse alla concezione che egli aveva del dive­nire d'Italia, ma anche sofferto e non celato dissenso di fronte a taluni aspetti e momenti del regime che la sua coscienza non gli consentiva di approvare. Le pagine sulla questione ebraica della Storia del movimento fascista del 1939 che parlano del disagio e reazione, dei dubbi, timori, obiezioni che serpeg­giavano quei giorni nel sottosuolo italiano, mentre aperte crìtiche ed opposizioni di principio vennero dal giornale della Città del Vaticano e dallo stesso Pontefice, oltre che da alti prelati ben disposti sino allora verso il fascismo , parvero per il momento in cui furono scrìtte, pur con le cautele del tempo, molto coraggiose e furono lette da tutto l'antifascismo italiano. Certe solidarietà fra ebrei e cristiani, cioè fra "semiti" ed "ariani", create dagli studi e dalle colleganze accademiche, dalle due guerre insieme combattute, dalla comune appartenenza al partito e anche dagli affari, non fu agevole spezzarle di un colpo.. S Molti si chiesero se, per tenere un po' indietro l'elemento ebraico fosse necessario met­ter in piedi quella grossa costruzione teoretica di incerto valore scientifico e mal rispondente a tradizionali concezioni storiche italiane. Ci si ricordò che l'antico irredentismo triestino aveva avuto tra gli ebrei molti assertori anche col loro sangue. Si teme che l'antisemitismo potesse recar pregiudìzio alla politica ed agli interessi mediterranei dell'Italia. Si affacciò il dubbio che in un momento di grave tensione internazionale, come era quello, convenisse proprio moltiplicare e invelenire ancor più i nemici d'Italia. Un altro segreto timore era questo: che il fascismo potesse mettersi sulla scia del nazismo, in fatto di dottrina della razza, e smarrire così qualche tratto della originaria e schietta sua italianità .
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Lealismo monarchico, indubbiamente, che gli farà scegliere, messo al bivio dopo il 25 luglio, in una delle più drammatiche svolte della vita italiana, la strada della fedeltà e del giuramento al sovrano, contro la interpretazione musso-lituana dell'ultima fase del risorto fascismo, ma insieme vigile senso storico e critico che lo portò nel 1936 a prendere una posizione di coraggiosa battaglia, quando difese a viso aperto contro i tentativi di imporre dall'alto un mito sabau-distico al concetto di Risorgimento, ed egli, senza disconoscere l'alta funzione dei Savoia nella storia d'Italia, accentuò il carattere ideale e popolare di quel movimento.
Fatto centrale del Risorgimento non è stato la creazione deUo Stato unitario, come avrebbe potato nascere anche da una conquista sabauda o borbo­nica, ma quella ereazione in quanto gli italiani hi vollero o in quanto essa an­dava incontro ad ima coscienza nazionale e unitaria già più o meno formata...