Rassegna storica del Risorgimento
VOLPE GIOACCHINO
anno
<
1972
>
pagina
<
92
>
92
Ruggero Moscati
È la partecipazione del popolo italiano che crea il Risorgimento. Senza di essa avrebbe potuto esserci una conquista sabauda dell'Italia (e avrebbe potuto poi veramente esserci?). Il Risorgimento dell'Italia è opera dell'Italia... Essa ba tratto a sé i Savoia, Ba immesso nel corso della propria storia il corso della storia sabauda, ba affidato a quella dinastia e a quel Regno la direzione della comune impresa. Non si deprezzano, ma si esaltano i Savoia quando si lega la loro fortuna alla volontà, alla coscienza del popolo italiano .
Tutto questo per ribadire che Gioacchino Volpe non è stato soltanto un grande storico del Medioevo come si è sottolineato per evidenti ragioni e anche da autorevoli parti nei giorni della sua scomparsa sebbene uno dei maggiori e più moderni storici dell'Italia contemporanea. Quando egli, l'unico fra gli intellettuali italiani ad essere epurato, potè ritrovare la calma (e sempre del resto la storiografìa è in certo senso scriveva epurazione, cioè revisione, assunzione di nuovi e più comprensivi punti di vista, suggeriti dalle nuove esperienze e dal legittimo senno del poi*) seppe tornare al lavoro per conti* nuare i suoi volumi dell'Italia moderna, che rappresentano il frutto migliore della sua maturità di studioso, e che anche se si è latto poco rumore intorno ad essi, sono il punto obbligato di partenza e di riferimento per chiunque si accìnga a ristudiare il primo quindicennio del nostro secolo. Per essi, più che i giudizi degli storici in vario modo provenienti o vicini alla sua scuola, basterà ricordare il giudizio equanime di un avversario politico quale Leo Valiani che, dopo aver scritto che la storiografia si distingue dalla polemica politica per la sua capacità di sollevarsi e di rendere giustizia anche a coloro che nell'epoca da lui trattata, ebbero idee che l'autore non condivide , accenna a questa capacità del Volpe innegabilmente presente nell'Italia Moderna e aggiunge: Sia il movimento liberale italiano che il movimento socialista sono trattati dal Volpe con mano sicura. Se la sua esperienza e la sua fede politica lo rendono particolarmente incline a percepire le deficienze, effettivamente esistenti, nel regime liberale ciò accresce soltanto l'acutezza della sua analisi. La valutazione che il Volpe fa dello Stato italiano liberale è meno ispirata, meno alta di quella di Croce, ma è più penetrante il suo occhio per il rovescio della medaglia. Le contraddizioni dell'accentramento statale, del parlamentarismo, la gravità del problema del Mezzogiorno e il gretto egoismo dei ceti ricchi, il fatto che gli operai e x contadini avevano ricavato scarsi benefici o addirittura oneri soltanto nell'immediato... il peso dell'assenteismo e dell'opposizione di cattolici, l'esistenza insomma di un grosso distacco tra paese e stato sono messi a nudo da Vólpe e, pur discutendo il giudizio su Giolitti e sul suo sistema, mette in rilievo come egli sia stato il primo o fra i primi in sede storiografica ad avanzare osservazioni delle quali non si può non tenere conto.
Concludo: il 30 settembre ultimo è scomparso uno dei maggiori storici del Novecento non soltanto italiani; e il grande vecchio si è spento orgoglioso della sua * fatica senza fatica >, lavorando sino all'ultimo finché la morte non ha spezzato l'opera sua. A ricordarlo, a fargli onore hanno contribuito tutti, gli scritti apparsi sulla stampa italiana, anche, e forse in ispecie, gli scritti di coloro che, non sapendo placare II loro spirito permeato di faziosità nei confronti della maestà della morte, hanno considerato ancora Gioacchino Volpe come un uomo vivo, come un forte combattente con cui bisognasse tuttora fare i conti. E con ciò gli hanno reso onore.
RUGGERO MOSCATI