Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
anno
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1972
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pagina
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98
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98 Libri e periodici
toro Vittorio Frosini, e reca questa volta il titolo: Intellettuali e politici nel Risorgimento.
Con questo titolo l'autore secondo le sue etesse parole, vuole richiamare l'attenzione del lettore sull'importanza, che quel periodo ha avuto per la creazione di un nuovo rapporto* fra intellettuali e politici, ohe fu caratteristico del Risorgimento . Tale nuovo rapporto si pose immediatamente in luce sin dall'esordio di quel periodo storico, che, com'è ormai quasi generalmente accettato, coincise con l'ingresso delle truppe del Bonapartc a Milano, il 15 maggio 1796.
A Napoleone e il Risorgimento , quindi, il Frosini dedica opportunamente la prima parte del suo lavoro, rivolta a sottolineare l'importanza rivestita dall'esperienza napoleonica per la classe politica che avrebbe, da lì a qualche decennio, affrontato le prime battaglie risorgimentali. L'evoluzione che la classe politica italiana subì a seguito di quella sconvolgente esperienza civile e militare appare particolarmente si* gnificativa in alcuni personaggi ignoti o mal noti, sui quali il Frosini si sofferma particolarmente nelle pagine del suo libro provenienti tutti da una remota prò* vinci a d'Italia, sequestrata dal resto della penisola da un cumulo di vicende storiche: la Sicilia. Siciliani furono difatti Giovanni Gambini, Saverio Scrofani e Alfio Grassi, ì quali, pur nella diversità delle loro esperienze ebbero per comune destino quello di essere tutti e tre segnati nello spirito dalla stessa folgorante apparizione di una nuova stella cometa, avvolta nei vapori rossastri di guerra .
Senza dubbio, il più noto dei tre è lo Scrofani, nato a Modica nel 1756, un enigmatico personaggio su cui richiamò l'attenzione Benedetto Croce e che ha costituito oggetto di attente ricerche da parte del Cordiè, del Petino e più recentemente del Giarrizzo, dello Zapperi e del Mulini. Lo Scrofani, che fu costretto ad abbandonare la Sicilia nel 1787, visse l'esperienza giacobina, e poi napoleonica, soprattutto tra Napoli e Parigi, dove scrisse il suo più fortunato pamphlet, intitolato Tutti han torto, ossia lettera a mio zìo sulla rivoluzione di Francia, pubblicata a Firenze nel 1791.
La figura del catenese Giovanni Gambini solo di recente è uscita dall'ombra, grazie alle fortunate ricerche di Alessandro Galante Garrone e di Tommaso Riccardo Castiglione. L'esperienza politica e civile di Gambini, come giustamente ricorda Vittorio Frosini, è ancora più emblematica di quella già richiamata dello Scrofani. Canonico nel capitolo della Cattedrale di Catania e professore di diritto romano nell'Università, Gambini scelse hi libertà nel 1797, quando decise di espatriare clandestinamente e di recarsi a Milano. Nella nuova capitale della Repubblica Cisalpina, il Gambini visse per intero la sua nuova esperienza civile, culminata nel 1805, quando gli venne affidata la supervisione della traduzione in italiano del Codice Napoleone. Gambini fini j suoi giorni a Ginevra nel 1842, dove aveva riparato nel 1814, allorché la vicenda napoleonica si era irremediabilmente conclusa.
Del tutto dimenticata era invece la figura di Alfio Grassi, riportata alla luce dal Frosini in questo suo volume. TI Grassi apparteneva alla stessa generazione di Scrofani e di Gambini (era nato ad Acireale nel 1766), e come Scrofani e Gambini chiuse la sua esistenza lontano dal mondo e dai luoghi che l'avevano visto nascere, dopo avere vissuto un'inebriante esperienza civile e militare, in una nuova patria o meglio, in una nuova < nazione da lui liberamente e consapevolmente scelta. Già ufficiale nell'esercito borbonico, il Grassi, dopo avere militato, nel 1799, in difesa della Repubblica Napoletana, si rifugiò in Francia, e, col grado di capitano dei cacciatori a cavallo, combattè in Spagna e in Germania, e alla fine fu insignito della Legton d'Onore. Alfio Grassi scrisse inoltre alcune opere di storia militare e politica, tra le quale degna di nota è La Sninie-Alliance, pubblicata a Parigi nel 1825.
Ma, oltre che nella coscienza e nella esistenza di questi tre esuli siciliani al seguito di Napoleone, l'esperienza napoleonica incise, ed in maniera ben più decisiva, sul processo di formazione della coscienza politica italiana. Frosini giustamente insiste, in questo rao libro, sulla trasformazione che l'aggettivo italiano subisce a seguito della costituzione dello Repubblica Cisalpina e successivamente della Repubblica Italiana e del Regno d'Italia, proclamati rispettivamente nel 1802 e noi 1805. Mentre, infatti, ino allora sostiene U Frosini - - il nome italiano aveva designato la condì-