Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
anno <1972>   pagina <99>
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Libri e periodici
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none di abitante di una regione geografica* ovvero ancora quella di appartenente ad una romanità rivile dai vaghi confini e dagli incerti caratteri, che non meritava certo il titolo di nazione , da quel momento in poi, il nome di italiano designò un at­tributo di nazionalità, un possesso di citladinanza, una situazione accertata di diritto . U che costituisce un fatto nuovo, e di natura giuridica* della massima importanza, Tini zio di una nuova era nella storia della penisola italiana, nell'ambito della quale noi tuttora viviamo.
Che tale trasformatone nel significato dell'aggettivo italiano non riguardasse solo un aspetto formale o esterno, ma si presentasse a sua volta come un indice rive­latore di nna mutata condizione civile e politica del popolo italiano, è messo bene in Iure dal Frosini allorché si sofferma sulle conseguenze del regime napoleonico per l'Italia. Per la prima volta, infatti, dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, gli italiani, nella loro quasi totalità, si trovarono tutti soggetti al medesimo regime giù* ridico, quello stabilito dal Codice Napoleone, introdotto nel Regno d'Italia nel 1805 e in quello di Napoli nel 1808. La coscrizione obbligatoria, imposta dalle esigenze bel­liche e le campagne di Spagna e di Russia, a cui parteciparono non pochi italiani, provocarono uno sconvolgimento non certo inferiore a quello prodotto dall'introdu­zione del Codice Civile. A ciò bisogna aggiungere il rinnovamento dell'istruzione pub­blica che liquidava la vecchia retorica umanistica, ancora legata agli sterili schemi della Controriforma, e soprattutto l'ingresso della elasse politica italiana in un circolo più vitale e più europeo , il che consentì alle generazioni del Risorgimento di af­frontare le nuove battaglie politiche con una più concreta e più realistica visione dei problemi storici e politici della società italiana ed europea del momento.
Ci siamo forse un pò* troppo soffermati su questa prima parte del libro di Fro-r-ini perché riteniamo, come l'autore di Intellettuali e politici nel Risorgimento, che l'esperienza risorgimentale italiana risulterebbe incomprensibile all'interprete se que­st'ultimo non tenesse nel debito conto il significato assunto dall'esperienza napoleo­nica nel processo di maturazione della coscienza civile e politica italiana. Il che è vero, a nostro avviso, non soltanto per quelle regioni e Provincie italiane che furono direttamente toccate dalle armi e dalle leggi del Bonaparte, ma anche per quelle che non lo furono se non mediatamente, tra le quali è la Sicilia, che proprio in que­gli anni (tra il 1812 e il 1815), presa nel vortice purificatore che doveva rinnovare le istituzioni politiche e le strutture sociali dell'Europa intera, si diede nna costituzione e visse un'esperienza politica che si sarebbe in seguito rivelata determinante per i fu­turi destini dell'isola.
Non ci rimane adesso che passare ad analizzare brevemente la seconda parte di questo libro di Frosini, intitolata e Dall'Alfieri al D'Annunzio e che comprende saggi che hanno già suscitato un vivo interesse nella storiografia politica contempo­ranea. Tra questi saggi vorremmo ricordare se non altro nel titolo, Alfieri politico , e Angelo Camillo De Meis e la dottrina del liberalismo moderato , D'Annunzio e la Carta del Carnaro , e specialmente Pinocchio come satira politica , che ripro­pone un'originale interpretazione del celebre romanzo collodiano in termini appunto di satira politica.
Vorremmo invece intrattenerci su due capitoli del libro che certamente interes­seranno il lettore siciliano, e cioè quello che riguarda la riscoperta di Emeriro Amari e l'altro su < Miti e storia nel teatro di Verga .
L'interpretazione che Frosini dà del pensiero e dell'opera di Emetico Amari si distacca dalla tradizionale immagine del giurista e filosofo palermitano, a cui attri­buisce una nuova fisionomia culturale e scientifica. Per Frosini, difatti, l'opera più nota dell'Amari, la Critica d'una scienza delie legislazioni comparate, ad una let­tura attenta e spregiudicata rivela la sua fisionomia genuina, che è quella di una tipica sociologia del diritto . Tutto ciò non contrasta, anzi avvalora, l'altro aspetto di questa rivalutazione dell'opera di Amari compiuta da Frosini in questo suo libro; e cioè che la Critica d'una scienza dette legislazioni comparate costituisce una sorta di grande u manifesto ** intellettuale, in cui l'Amari aveva trasfuso II suo impegno poli* tico e civile, ch'era quello d'un moderato cattolico olla ricerca del piste milieu.