Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
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1972
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102
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102 Libri e periodici
sempre più vaste di cittadini e di progresso sociale, sulla scia delle dottrine francesi di chiara derivazione giacobina. Coloro che* in Francia come in Italia, rifiutando le caratteristiche assunte dal potere, con la vittoria della grande rivoluzione, contestavano gli strumenti amministrativi di questo, sembrava si mettessero addirittura contro la linea del logico e conseguente sviluppo della storia moderna. Non a raso, sovente, le teorie conservatrici o reazionarie dell'ottocento, nella loro varia e composita formulazione, individuavano nell'accentramento un tramite verso il socialismo, considerane dolo come il mezzo per saldare allo Stato la società civile attraverso il conferimento a anello del potere decisionale su questa, in una visione organica e democratica della partecipazione popolare alla sua gestione. Il giusto richiamo della Rosai Doria alle famose tesi del Perez e degli altri conservatori documenta inequivocabilmente la paura che per tutto l'Ottocento ha dominato gli ambienti più retrivi dei possibili sviluppi democratici dell'accentramento. Sviluppi variamente postulati dall'ideologia progressista italiana, si pensi ad esempio alle note posizioni di Gaetano Salvemini contrario ad ogni forma dà decentramento e sui quali è sempre necessario insistere senza ricercare inutili e poco simili precedenti dottrinali al regionalismo del nostro tempo, sorto chiaramente da altre matrici e privo di salde ed effettive tradizioni nel pensiero democratico dell'Italia liberale. Da questo angolo visuale, forse, sarebbe stata opportuna da parte della Rossi Doria una più approfondita indagine sul rapporto intercorrente tra quel pensiero e le tesi di derivazione giacobina, radicali o socialiste che fossero, costituenti uno dei supporti ideologici dell'ani ministrazi one statale della HI repubblica, al fine di verificare sul terreno concreto il grado di affinità o di similitudine manifestato nelle sinistre d'Italia e di Francia sul problema dell'organizzazione dello Stato.
Di notevole interesse anche i saggi dedicati all'età giolittiana: Taradel con lo studio su Gli organici delle amministrazioni centrali dal 1904 al 1914 analizza l'accrescimento dei ruoli burocratici verificatosi, malgrado le contrarie intenzioni legislative, con una progressione costante ed in concomitanza di un parallelo incremento dei quadri amministrativi superiori, facilitato anche da quella dilatazione dei compiti dello Stato che offriva ai suoi funzionari l'occasione di aumentare il proprio potere nei confronti dei politici e di perseguire più agevolmente i propri interessi particolari. TI saggio di Cassese e di Dente, dedicato ad Una discussione nel primo ventennio del secolo: lo Stato sindacale affronta il tema della prima presa di coscienza da parte della dottrina giurìdico-pubbli cistica italiana dei sindacati e delle forze organizzate che in essi si riconoscevano per la tutela di interessi di classe o di categoria, presa di coscienza che avviene variamente secondo la formazione e la mentalità dei diversi giuristi : Rocco vuole assorbire i sindacati nello Stato anticipando quelle visioni autoritarie caratteristiche della legislazione fascista; Ranelletti, pur difendendo l'ortodossia parlamentare e statutaria, non sembra alieno dall'idea di un'integrazione della rappresentanza politica con una camera rappresentativa degli interessi e con corpi consultivi tecnici presso le amministrazioni ed i servizi pubblici ; Orlando, legato alla tradizione liberale, non ammette alcun trasferimento di poteri ai sindacati ai quali nega il diritto al riconoscimento giuridico; Romano, invece, con la sua più moderna perché articolata vietane della pluralità degli ordinamenti giurìdici riconosce l'importanza di interessi organizzati e la loro rilevanza giuridica -tendendo ad inserirli, però, nel superiore e dominante ordinamento dello Stato. Lo studio, infine, di Scialoja su ISI.N.,4. e il progetto giolittiana di un monopolio di Stato delle assicurazioni sulla vita mostra quali fossero le idee correnti agli inizi dol secolo sull'attribuzione allo Stato di funzioni previdenziali ed assistenziali analizzando <i contrasti ed i consensi suscitati dalla politica sociale giolittiana e si rivela inoltre di notevole interesse al fine di valutare la caratterizzazione strutturale ed organizzativa assunta fin dalle origini dal primo grande ente pubblico economico, rappresentante senza dubbio un modello anticipatore di quei futuri strumenti pubblici di gestione economica destinali a dare un volto profondamente diverso a Il'atn miniai razione dello Stato italiano dell'età postlifaerale.
Per questo e per gli altri contributi che sono contenuti in questo importante fu-