Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
anno <1972>   pagina <111>
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Libri Mi periodici XII
cosparsa, che già è diventata velenosa fioritura, ed offre primizie le inali assicurano un abbondante e più velenoso raccolto.
Ma l'A. medesimo che ha ripartito cronologicamente la sua narrazione, suddivi­dendola anche in paragrafi che riguardano località calde s> o fatti bellici particolari, ha più recentemente atteso ad nn altro racconto più suo, pubblicando nel 1969 le suo memorie di guerra col tìtolo Venti mesi al fronte.
Si tratta di un sereno ritorno al passato, e cioè ai venti mesi di eccezionali vi­cende delle quali l'A. vero combattente e valoroso ufficiale di Fanteria parla proprio come se fosse vicino ai compagni ed alle cose di allora.
Quasi uscisse di nuovo dall'Accademia Militare con la strisciolina nera dell'Aspi­rante nel berretto, egli ha ripercorso mentalmente le strade che vanno al fronte, ed ha visitato ancora una volta ma proprio di persona i camminamenti, gli arroc­camenti, i rifugi, e le trincee, insomma tutti i luoghi dove egli coi suoi fanti, e parti­colarmente con quelli del suo plotone, è vissuto ed ha fatto tappa : le tappe assai note, comprese fra la primavera del 1916 e l'autunno del 1917, e cioè, topografica­mente, fra l'Altipiano di Asiago nei mesi della Strale Expedi don (Val Lagarina, Serravalle, Zugna, e Besagno), ed il Carso (Cave di Selz, sotto l'Hermada, Quota 144, Debeli, Doberdò e Brestavizza).
In fine l'A. ha aggiunto il racconto della terribile ritirala a cui si vide costretta la III Armala, ed anche il racconto brevissimo della cattura del suo reparto, e della conseguente prigionia a Mathausen prima, e poscia a Pian nel confine verso la Baviera.
Ha scritto; - e VA. candidamente lo dichiara < per lasciare al futuro qual­cosa di me , per far sapere ai figli e per ravvivare (quando non sarà più vivo) nei nipoti, il ricordo sbiadito della sua persona e fargli sapere della grande guerra qual­cosa di più delle poche date necessarie per essere promossi agli esami di storia.
Ricordare egli dice anche per onorare i vecchi commilitoni, e per ren­dere vivo l'ambiente di allora, dove egli senti sempre il senso del dovere e l'entusiasmo.
Veri e schietti sono indubbiamente i fatti narrati: fedele il linguaggio, fedele il colore: esattissimi i rilievi su particolari situazioni, e su particolari rapporti fra sol­dati ed ufficiali. noi che in quegli stessi mesi, dall'Altipiano di Asiago al Carso ab­biamo percorso specialmente nel Carso lo stesso cammino, possiamo essere buoni testimoni
Piuttosto dobbiamo dire che nella narrazione dei fatti d'arme e nella descrizione dell'ambiente non vi è nulla di militaresco; è da rilevare che nessuna parola che ab­bia suono di vanto si incontra in tutto il libro, e che anche gli episodi, i servisi di esplorazione nei quali il giovanissimo ufficiale aveva tutte le responsabilità e do­veva far fronte ad ogni sorta di pericoli ed alla improvvisa furia del nemico, vengono narrati con tutta semplicità e naturalezza, e con una rapidità che quasi dispiace.
Ma c'è nella narrazione un pregio ancora più grande, ossia una ricchezza che non sappiamo ben definire e che per intenderci possiamo chiamare ricchezza di umanità.
Quello che difatti preoccupa il narratore è il fare conoscere i rapporti umani, e gli incontri che sono stati ]e prime esperienze profonde ed incancellabili della sua giovinezza ancora scolastica e di famiglia. Egli gode o soffre con gli altri e come gli altri in quella strana comunità, e non c'è incontro o circostanza che non sia motivo di vita interiore.
Né l'attento e preciso narratore rifugge dal l'accennare anche a quelli che po­tremmo chiamare gli incontri d'eccezione, quelli distraenti, e possibili talvolta, durante {1 turno di riposo, oppure favoriti da circoaianze più o meno imprevedibili come l'incontro con la Crocerossina non giovane non bella, ma soavemente materna, che lo assiste e lo rianima nell'Ospedaletto da Campo; e come la serenata J> con chitarra,