Rassegna storica del Risorgimento

MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
anno <1972>   pagina <112>
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"U Libri e periodici
violino e bella voce canora stile napoletano fatta eotto la trincea nemica da cui escono i bravo * e gli evviva , come se il mondo finalmente avesse messo giudizio. E poi c'è posto in questo armoni osissimo narrare anche per un flirt, un vero flirt quasi commovente, pieno di sorriselti luminosi e di eloquenti contemplazioni, il quale dura soltanto tre giorni, e lascia pieno di sogni nostalgici il cuore del tenemmo, e le sue tasche quasi completamente vuote.
Ecco perché, a proposito di questo libro, parliamo di ricchezza umana e di ar­monioso etile.
Si, l'À. stesso è forse conscio di queste sue buone prerogative di narratore, e dilatti alla fine, nel capitoletto intitolato Confessione, si chiede se il suo libro non abbia un leggero sapore deamicissiano. E non sa, o non vuole rispondere.
Noi siamo più incetti di lui pur avendo sentito il fascino della lettura e la no­bile passione dello scrittore.
Quindi più che tentare un confronto fra due libri, reso -ancor più arduo per il clima ed il lungo tempo che separa l'uno dall'altro, preferiamo limitarci a formulare un augurio, ad esprimere una speranza: hi speranza che i nostri ragazzi di oggi e di domani possano e sappiano leggere pagine come quelle di Alberto Quarra (ed altre consimili), come noi, modesti e fieri combattenti della Grande Guerra e poveri Cava* Beri di Vittorio Veneto, leggemmo ancora fanciulli e senza problematiche quel benedetto libro che ha quel benedetto nome: Cuore.
PIERO ZAMA
ANTONIO SALANDRA, 1 retroscena di Versailles, a cura di GIOVAN BATTISTA GIFUNI (Do­cumenti per la storia, 5); Milano, Pan, 1971, in 8, pp. 150. L. 2.500.
Dobbiamo a Giovan Battista Gifuni, appassionato lettore e coordinatore delle Carte Salandra, alle quali ha dedicato gran parte della sua attività di studioso, se una nuova luce può essere gettata su quel particolare momento della storia italiana che con espressione felice Cbabod definì crisi nella vittoria, quando cioè superata la prova delle armi si trattò per la nostra classe dirigente di dimostrare preparazione e ocula­tezza nel riorganizzare le deboli e contrastanti forze della nazione. Pubblicati a di­stanza di due anni dal Diario, che 6empre grazie alla cura di Gifuni ci ha fatto cono­scere le intime considerazioni di Salandra su avvenimenti della vita politica italiana che abbracciano un vasto arco di tempo, dal 1913 al 1928, questi Retroscena di Ver' sailles costituiscono la preziosa testimonianza, e insieme un lucido atto d'accusa, delle incertezze e delle contraddizioni che distinsero l'azione dei nostri politici alla Con­ferenza della pace, cui lo stesso Salandra insieme con Salvatore Barzilai e a Salvago Raggi si era presentato in veste ufficiale quale membro della Delegazione italiana e in aiuto più formale che sostanziale a Orlando e Sonnino, che nella carica rispetti­vamente di presidente del Consiglio e ministro degli Esteri rappresentavano l'Italia nelle trattative tra le quattro grandi potenze.
Protagonista di primissimo piano qualche anno addietro, quando si era dovuto negoziare e decidere l'entrata in guerra dell'Italia, Salandra ci appare qui attraverso le sue etesse parole, spesso dal sapore di amara confessione, più che protagonista spet­tatore disincantato, critico accorto e spietato delle altrui debolezze, Non mancano neppure accenni di autocritica riguardo al proprio operato, seppure non nel senso che la futura storiografia, avrebbe poi messo in luce, ma il bersaglio costante restano sempre oltre naturalmente a Culto le incongruenze manifestatesi a tanti livelli e da ogni parte nel corso delle trattative di pace le figure di Orlando e Sonnino, colte sapientemente e impietosamente nel loro contrasto tra le incertezze i dubbi le angosce confessati privatamente e la rigidità irriflessa e suicida del loro atteggiamento ufficiale.