Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
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1972
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Libri è periodici
do! vecchi accordi di l.omini, (uu-i r ipnotizzato da essi, secondo una felice espres*. sione di Salamini ben sottolineala da Giiuni, Inoltre le loro richieste non erano immuni da lampanti contraddizioni, in questo tuttavia parzialmente giustificabili per le altrettante contraddizioni ohe, come vedremo, caratterizzarono l'operalo degli Alleali. A cosa serviva, infatti, reclamare Fiume facendo appello al principio di nazionalità quando non si era disposti a sacrificare tutta o porte della Dalmazia che in base allo stesso principio sarebbe dovuta toccare alla Jugoslavia? Se si voleva, contro ogni ragione storica e contingente e contro la ferma volontà di "Wilson e dell'Intesa, sostenere a tutti i eosti la validità del Patto di Londra come compenso per gli enormi sacri-nei sostenuti dal popolo italiano con la guerra, come si poteva poi chiedere ancor altro con una giustificazione che traeva alimento da quella dottrina wilsoniana che screditava automaticamente gli antichi accordi con l'Intesa?
In tale frangente Salandra dimostrò senz'altro un maggiore senso di adattamento alla nuova realtà. Convinto che poco voleva battersi cocciutamente contro quella che con disprezzo definiva l'è utopia wilaoniana, ma non per questo meno deciso a rivendicare Fiume italiana oltre all'Istria, a Zara ed alle isole dalmate, mostrava di riconoscere la inutilità del possesso della Dalmazia; con il nuovo assetto dell'Europa, affermava, il nostro problema adriatico è assai semplificato . Nelle Conversazioni della guerra di Olindo Malagodi Salandra anzi confessa che solo in un secondo tempo si convinse ad includere nelle condizioni del Patto di Londra la Dalmazia, e possesso pericoloso , poiché precludeva a mezzo continente l'accesso al mare, e che l'aveva richiesto per pura tattica, nella convinzione che era sempre meglio avere qualcosa da lasciar cadere all'ultimo momento .
Senza dubbio se il crollo delle illusioni italiane a Parigi può essere imputato in buona parte all'equivocità e alle citate contraddizioni dei nostri rappresentanti, non minor critica si può muovere in tal senso a tutto Patteggiamento di Wilson e degli Alleati. I quattordici punti del presidente americano si rivelarono infine frutto di mero dottrinarismo, dove alle buone intenzioni e ai buoni principi non seguirono sempre altrettanto buone applicazioni. La sua stessa maniera d'interpretare all'alto pratico il nono punto per cui una rettifica delle frontiere italiane dovrà essere fatta secondo le linee di demarcazione chiaramente riconoscibili tra le due nazionalità , se da una parte umiliava l'orgoglio del paese per la sua malcelata preconcetta ostilità dinanzi alle nostre richieste, dall'altra lasciava Botto sovranità italiana, a sconfessare il principio dell'autodecisione, ben 250.000 slavi oltre una seppur piccola frangia della popolazione tedesca nell'Alto Adige. Del resto l'intero problema coloniale mostrava palese la contraddizione nelle soluzioni ispirate da Wilson, poiché con la spartizione delle colonie tedesche non si fece altro che applicare integralmente l'articolo 13 del trattato di Londra, e in barba al decantato principio di nazionalità e di autodecisione i popoli extraeuropei fin allora soggetti al dominio tedesco venivano trattati alla stregua di popoli di seconda categoria, semplice oggetto di baratto seppur nobilitato dalla ipocrita finzione dei mandati . Infine non meno ambigua fu la posizione dell'Inghilterra nei nostri confronti* cosa infatti poteva significare, dato il suo completo appoggio albi linea wilsoniana, la minaccia di Lloyd George di invalidare proprio il Patto di Londra qualora perdurasse l'assenza da Parigi di Orlando o Sennino, rientrati a Roma in seguito all'appello di Wilson al popolo italiano? Fu appunto durante quella braga assenza - gravissimo orrore che dopo un iniziale pressoché unanime plauso di tutta la nazione fini alla lunga per costare ad Orlando hi fiducia del Parlamento che avvenne la spartizione delle colonie tedesche e l'appropriazione da parte della Grecia, considerata dall'Inghilterra suo baluardo nell'Europa orientale, del ter* ri torio di Smirne, che invece gli accordi di S. Giovanni di Moriana dell'aprile 1917 assegnavano all'Italia.
Tutta questa serie di errori < enormi o continuativi ehe portarono inevitnhiI-