Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO FIORONI DI LEGNAGO
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1972
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Libri e periodici
presa da patte dei legionari e dei fasciali, lo trasi-iro di rivalità e <ii diffidenza tra i protag uni sii. Come scrive il Vuliani : Nelle rivalità e nei dissensi che, dal 1921 al 1923. divisero e contrapposero anche, i dannunziani e i fascisti, la vittoria di quest'ultimi, oltre che da molla altri motivi, era assicurata dal fatto che il loro capo sapeva fare politica, mentre il comandante era un poeta anche piando accennava a scendere nell'agone politico. In definitiva, deludendo le speranze dei suoi segnaci, non vi scese allorché, all'inizio del 1922, avrebbe potuto farlo con qualche probabilità di successo >. È appena il caso di rammentare, per quegli anni, i fondamentali scritti di Valeri, De Felice, Catalano, Spria no ecc.
RENATO GIUSTI
BASII. HENRY LIDDELL HART, L'arte della guerra nel XX secolo* traduz. dì Vittorio Di Giuro; Sfilano, Mondadori, 1971, in 8, pp. 544. L. 5.000.
Quest'opera, che ora vede la Iure nella collezione Le Scie ed uscì per la prima volta a Londra e a New York nel 1965 con il titolo originale Memoirs, è la biografia dell'autore. Prende le mosse dalle origini della sua famiglia per indugiare sulle sue curiosità e inclinazioni di bambino, che già presagivano quelle dell'uomo, e raccontare via via degli studi, della partecipazione alla prima guerra mondiale, delle carriera nell'esercito troncata per motivi di salute, dell'attività di giornalista e dì corri spondente militare del Daily Telegraph e in seguito del Times, interrompendosi al primo anno della seconda guerra mondiale con il disastro di Dnnkerqne.
In realtà, come il titolo italiano mette opportunamente in risalto, è qualcosa dì più di una semplice biografia; è la storia della sua passione per l'arte della guerra, quella passione che fu la ragione della sua vita e che lo spinse a lottare con tenacia e con fede, incurante di vantaggi personali. Questo è forse 11 più bell'elogio che gli si possa fare. Per questo Richard Crossman, professore di filosofia a Oxford, giudicò la sua vita la più piacevole e ricca di soddisfazioni: egli aveva cercato, nel proprio campo, il vero e lo aveva perseguito e sostenuto con estrema indipendenza. Liddell Hart, tuttavia, non si sentiva nn vincitore, ma piuttosto un vinto, una specie di Cassandra che, pur predicando la verità, non era mai ascoltata. Forse fu l'amarezza per lo scetticismo che lo circondava a turbare talvolta l'imparzialità del suo giudizio e a indurlo a insistere sulla priorità dei suoi meriti in modo un po' fastidioso e controproducente. Dì certo soffrì molto nel vedere il fruito dei propri studi misconosciuto o scarsamente utilizzato in patria, dove incontrava ostacoli nella ristrettezza del bilancio di cui poteva disporre il ministero della Guerra, ma assai di più nell'arcaicità e nell'immobilità dei sistemi, profondamente radicati nel tradizionalismo inglese e militare. Non mancavano gelosie, preconcetti, rivalità, miopie degli alti comandi e degli ambienti ministeriali ad osteggiare le iniziative di quei pochi che apprezzavano il valore dei suoi programmi, quali, ad esempio, Hoare e Hore-Rclisha, che si servirono dei suoi consigli per modernizzare l'esercito. Ma furono rinnovamenti parziali, ben lontani dal mutare sostanzialmente le direttive e le strutture vigenti nelle forze armate britanniche. Pertanto gli mancò hi soddisfazione di veder applicare in maniera completa e ordinata le teorie che aveva costruito con pazienza durante lunghi anni.
Fatto tesoro delle esperienze di giovane ufficiale, prima combattente, poi istruttore di alcuni reparti, le aveva nflìnate lentamente e faticosamente mantenendosi a contatto con esponenti militari dei principali paesi, interessandosi delle novità, osservando, meditando e studiando. ti conflitto 1914*18 gli aveva mostrato gli inconvenienti e I danni di una guerra di posizione, snervante logorìo di ogni risorsa dei popoli, ma il primo uso del carri armati e degli aerei, per quanto disorganico e limi-