Rassegna storica del Risorgimento
PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
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1920
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IL CONTE DI PRA.LORMO E LA PACE DJ MILANO
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erano state le dimissioni da senatore, sdegnosamente presentate, quando nella proposta per la nomina di un'Assemblea costituente, egli aveva visto un attentato allo Statuto alla cui redazione aveva collaborato ed al quale poscia aveva giurato fede con tutta coscienza e lealtà.
Ora la difficoltà di condurre a termine i negoziati di pace con l'Austria, ed i pericoli che gli indugi conseguenti creavano nell'interno del paese non meno ohe all'estero, facevano nuovamente pensare a lui per l'utile concorso che egli avrebbe potuto arrecare ai governanti colla sua lunga esperienza diplomatica, colla sua competenza in materia finanziaria, col prestigio di cui era circondato il suo nome, non tanto in patria quanto all'estero, e specialmente alla Corbe di Vienna.
Ed egli accorreva al primo cenno, sebbene malfermo in salute ; non solo, ma per salvaguardare suscettibilità permalose, e non creare imbarazzi al Ministero, non esitava ad assumere nella composizione della Missione incaricata dei negoziati la parte di subalterno, malgrado i suoi titoli di Grand'-uffioiale del Regno e di Ministro dì Sua Maestà.
L'arduo compito di affrontare la situazióne creata dalla eroica follia del '49, e di tentarne una liquidazione definitiva, fu affidato al De Launay. La scelta, piuttosto infelice, pare sia stata consigliata a Vittorio Emanuele, sul campo di Novara, all'atto dell'abdicazione, dallo stesso Carlo Alberto, preoccupato essenzialmente di mettere a fianco del figlio persona di sicura fede, che lo assistesse con devozione durante i suoi primi passi nell'arduo cammino del Regno.
Nuovo alla vita politica, e soprattutto digiunò di qualsiasi preparazione parlamentare, soldato nell'anima e nei modi, savoiardo e quindi poco italiano di sentimenti e di linguàggio, aristocratico di nascita di relazioni e di pregiudizi, il De Launay era la persona meno indicata non solo per acquistare autorità, ma nemmeno per intendersi con quella maggioranza di avvocati ultra-democrafiei che le ultime elezioni avevano inviato in Parlamento.
Né i suoi colleghi di Ministero, in parte scelti da lui, in parte a lui consigliati , erano tali che potessero servire, per così dire, da cuscinetto fra il Presidente del Consiglio e la Camera dei Deputati.
Del Pinelli, il meno sospetto, non si poteva dimenticare essere egli stato membri autorevolissimo di quel Ministero sulla sconfitta del quale aveva trionfato il partito democratico j il suo ritorno al potere parve quindi una sfida alla maggioranza. Della Rocca era ritenuto ultra-reazionario ; De Margherita, Galvagno e Nigra erano considerati come nullità politiche, che facilmente si sarebbero arrese all'influenza retriva dei membri principali del Gabinetto. L'aggregazione del Gioberti