Rassegna storica del Risorgimento
PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
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A. PONZA DI e. MARTINO
gnarsi dalla questione ; ciò perchè aveva capito che non era possibile insistere onorevolmente, senza appoggiare questa insistenza con un atto di energia, cosa che da quei governanti era esclusa a priori.
Ma nonostante questo, era' anoora, se non proprio ragionevole, umano; che gente ridotta agli estremi, come i ministri di S. M. Sarda, prima di gettarsi in braccio alla disperazione, facessero un ultimo tentativo presso l'Inghilterra.
Questa grande nazione infatti, per anzianità di tradizioni liberali, per simpatia dimostrata apertamente da chi, pur non avendo responsabilità di governo, godeva nondimeno indiscussa autorità entro e fuori i confini del Regno Udito, Ma sempre riguardata come la protettrice naturale dei piccoli stati che manifestavano aspirazioni costituzionali. E poi la scomparsa del Piemonte avrebbe significato l'Austria a Genova, ossia un disquilibrio in quel Mediterraneo di cui l'Inghilterra non si era mai disinteressata.
Nei riguardi della Francia invece ben poco autorizzava a sperare un qualunque soccorso.
H presidente Cavaignac non aveva usato nessun eufemismo diplomatico per significare al Governo sardo che la Francia avrebbe visto mal volentieri la formazione di un Regno dell'Alta Italia ; e più tardi la sorella latina, invitata dall'Inghilterra ad intervenire come mediatrice fra Piemonte ed Austria, si era preoccupata di far conoscere a tutta Europa che, qualora si fosse decisa per l'intervento, essa non l'avrebbe mai appoggiato, per nessuna ragione, con l'argomento delle armi, l'unico veramente persuasivo che l'umanità sino ad ora sia stata capace di inventare.
Ed infatti il gabinetto di Vienna, prendendo atto della notificazione, si guardò bene dal tenere il minimo conto della mediazione delle Potenze occidentali, anche quando parve un momento che la Repubblica volesse recedere dai suoi pacifici intendimenti.
A tutti poi era nota in Piemonte la dura accoglienza fatta dal Cavaignac al generale La Marmora, inviato a Parigi: eoll'incarico di ottenere che fosse permesso ad un 'generale francese di assumere iJ comando supremo dell'esèrcito sardo. L'ultima parola del ministro era stata: ~Oapfeete che non vogliamo disgustarci coli'Austria per far piacérte'a voi*
JE?ar debito: di onestà occorre tuttavia riconoscere che il Governo sardo, sotto l'ispirazione del Gioberti, aveva dimostrato nel condurre le trattative riferentàsi alla mediazione, una inabilità piuttosto unica chù rara. -