Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918
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1972
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191
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Nazionalisti e intervento con gli Imperi centrali 191
plicissùna: essere forti. Forti cosi da poter scegliere, quando che sia, fra l'alleanza e l'inimicizia, fra la pace e la guerra . ')
Con la relazione sulla politica estera il movimento nazionalista ribadiva così al congresso uno dei postulati fondamentali del suo programma: una forte politica di armamenti. Per altra Tersi, però, la relazione di Federzoni non presentava nuòve vie alla politica estera italiana, anche se le suggeriva una maggiore energia.
Federzoni, purezza e sincerità a parte dei suoi sentimenti e delle sue espressioni irredenliste (discendeva, fra l'altro, da una -famiglia di patrioti bolognesi), rivelava cosi il suo attaccamento alla Triplice, per necessità, per evitare l'isolamento ecc., diceva, ma anche, a nostro parere, per i molavi che sopra abbiamo citato.
La relazione di Federzoni trovava al congresso un consenso quasi generale; Sighele proponeva che, per acclamazione, venisse data alle stampe ed Arcar! presentava un ordine del giorno, che veniva approvato, nel quale si invocava dal governo una politica militare ed estera che conducesse il paese. al momento della scadenza della Triplice Alleanza, completamente preparato a denunciarla o a rinnovarla contro precisi vantaggi .
Un gruppo di congressisti, però, fra i quali alcuni veneti, aveva presentato un emendamento che non veniva accettato, con il quale il congresso avrebbe dovuto esprimere la convinzione che una rinnovazione dell'alleanza con l'Austria-Ungheria non corrispondeva né ai sentimenti, né agli interessi dell'Italia .2)
Il congresso di Firenze, così, sul problema dell'irredentisnio e della politica estera vedeva profilarsi due atteggiamenti, che, in parte e solo in parte, perché le distinzioni erano ancora troppo sfumate e perché il problema dell'irredentismo era tale da raccogliere unanimi consensi, potevano anticipare la grande divisione successiva fra nazionalisti democratici e quelli conservatori-reazionari.
Da una parte, infatti, veniva a trovarsi Federzoni, con la maggioranza del congresso, che non voleva affermare come obbiettivo più o meno immediato la liberazione delle terre irredente. E ciò per realismo politico e prudenza diplomatica, per filogermanesimo e francofobia, per non pregiudicare il raggiungimento di obbiettivi più vicini e possibili (la -Libia), per dare a tatti ima lezione di nazionalismo, il quale, secondo i nazionalisti, non sceglie i suoi nemici per sentimenti idealistici (in questo caso la liberazione dei fratelli irredenti) o pregiudiziali ideologiche (l'oppressione antinazionale e illiberale, il militarismo delVAustria), ma solo secondo gli interessi della nazione, cioè secondo le direttive di una politica espansionista e di potenza.
') Ibidem, pp. 105*106, 117-118, 124*125. 2) Ibidem, pp. 126, 129, 134, 146-147.