Rassegna storica del Risorgimento

PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
anno <1920>   pagina <40>
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A. PONZA DI 8. MARTINO
Sta il fatto però che le buone disposizioni d'animo dei due gene­rali urtarono contro la barriera insormontabile creata dagli ordini tassativi del Gabinetto imperiale recati dal plenipotenziario De Bruck.
Era questi il Ministro del commercio dell'Impero, e persona di fiducia dello Schwartzenberg. Uomo di valore nel ramo di sua com­petenza, egli era affatto nuovo ai tornei della diplomazia: forse era stato scelto appunto per ciò dal gabinetto di Vienna, il quale pensava probabilmente che un diplomatico di buone maniere era sprecato per l'affare che si trattava di condurre a termine, e che sarebbe stato pia adatto allo scopo un personaggio come il De Bruck, autoritario sino alla prepotenza, energico sino alla scorrettezza di modi, e convinto dei buon diritto dell'Austria all'egemonia universale, al punto da ri­tenersi inviato a significare la volontà dell'Imperatore, piuttosto che a trattare un vero e proprio accordo con i rappresentanti di uno Stato sovrano.
Disgrazia volle ohe i plenipotenziari oppostigli dal Piemonte fossero ancora meno diplomatici di lui.
Il generale Giuseppe Dabormida non aveva altri precedenti nella vita pubblica che la breve permanenza a capo del Ministero della guerra all'indomani dell'armistizio Salaseo:. Bei contatti avuti allora col Par­lamento, non gli venne mai offerta occasione di svelare una spiccata personalità politica. Si conosceva la sua profonda devozione al Sovrano, ma nessuno aveva mai potuto accusarlo di ' spiriti retrivi ; tutt'al più, non avendo egli, come la maggior parte dei generali, fatto mai alcuna dichiarazione di civismo, si osservava da taluno che non aveva alte aspirazioni nazionali, né soverchiò desiderio di libere isti­tuzioni.
Non si può dire che la sua qualità dì generale, creandogli intorno un'aureola se non di popolarità almeno di notorietà, lo designasse, in particolar modo all'arduo compito : infatti nelle due ultime campagne) egli non aveva avuto nessun comando di truppa sul campo. Egli era Stato invece Ministro della guerra ; ma nel caotico periodo in cui venne a trovarsi a eapo bell'esercito, non ebbe tempo né modo di esplicare qualità di organizzatore che probabiilmente possedeva. Ed in vero era una mente positiva, lucida, e ordinata ; la sua cultura non comune lo faceva- spiccare tra i generali suoi contemporanei che lasciavano molto a desiderare sotto tale punto di vista ; ma tutto ciò non costituiva pre­parazione sufficiente al compito che ora gli veniva imposto e che egli accettò per puro spirito di vera e profonda devozione alla persona del Re ed agli interessi del Paese.
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