Rassegna storica del Risorgimento

GALDI MATTEO ANGELO; ITALIA NAPOLEONICA
anno <1972>   pagina <215>
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Matteo Caldi
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di Caldi da intellettuale sconfortato in rivoluzionario entusiasta. L'ideologia radicale assimilata nella Napoli di Filangieri cede il passo ad una visione ispi­rata agli intenti ed ai metodi del giacobinismo francese. Col sorgere di nuovi stimoli ed a contatto di una realtà storica diversa da quella dell'Italia meridio­nale, Gal di affronta, attraverso una densa attività giornalistica e pubblicistica, i temi che la concreta partecipazione alla lotta politica gli suggeriva. Tra il 1796 ed il 1798 è tra i protagonisti della vita intellettuale e politica della capitale cisalpina. Fondatore di giornali, giornalista egli stesso, s'impegna in un pro­gramma, di diffusione delle idee democratiche che risponde a quella che è forse l'esigenza più sentita dal giacobinismo italiano, durante il triennio; una trasformazione delle coscienze mediante una diffusione dei lumi e l'adozione di un nuovo metodo pedagogico1) che rifiutando le chiusure elitarie e l'accade­mismo di una cultura improduttiva sul piano politico, allargasse a nuovi strati sociali, tramite il propagandismo, la partecipazione alla vita politica del nostro Paese.
Nello svolgere quest'attività, egli non perde però di vista altri fini ed altre mete politiche indicategli dalle condizioni obiettive che caratterizzavano la situazione storica dell'Italia in quel periodo. Ammantati di un velo di retorica con il quale si cerca di ricollegarsi a quell'antichità classica in cui l'Italia appariva al culmine del suo splendore politico, compaiono, accanto agli ideali di democrazia e di eguaglianza, i concetti di indipendenza e di unità nazionale. In un'inscindibile fusione ideologica l'avvento della democrazia nella penisola rienc subordinata alla necessità che la rivoluzione si estenda dalla Cisalpina a tutti gli altri Stati italiani e quindi al raggiungimento di un'omogeneità delle strutture politiche che può essere conseguito ed attuato, a seconda delle diverse opinioni, con i metodi dell'unitarismo o con quelli del federalismo. Queste idee maturano soprattutto nelle menti di quegli esuli meridionali che, oltre ad essere profondamente sensibili all'esigenza di trasportare anche nella loro patria d'origine i metodi politici che stavano apprendendo durante l'espe­rienza rivoluzionaria nella Cisalpina, si mostrano anche consapevoli del peri­colo di lasciare alla sola iniziativa del Direttorio francese, che ha ormai inserito la questione italiana in un vasto disegno diplomatico che trascura le istanze
Caldi, insieme con altri esuli, subì la diretta influenza ideologica del Buonarroti che esercitava in quel piccolo centro In carica di Commissario rivoluzionario (cfr. P. Ou-ma, Filippo Buonarroti e i rivoluzionari italiani dal 1794 al 1769, in Rivista storica italiana, 1937, voL II, fuse. II). È appunto sulla base di questa esperienza che il saler­nitano partecipò, circa un anno dopo, all'esperimento costituzionale di Alba dove svolse le funzioni di segretario del Vilietard. nominato dal Bonaparte agente della Repubblica francese (dar. S. PiVANO, -Albori costituzionali d'Italia, 1796, Torino, 1913, pp, 98-100; sulla Mimi ripulita di Alba si veda: A. SAITTA, Filippo Buonarroti o la muni­cipalità provvisoria di Alba, in Ilelfagor, 1948; la., Struttura sodala e realtà politica nel progetto costituzionale dei giacobini piemontesi (1796)*. in Società, 1949, a. V, n. 3, pp. 436437).
i) Sul piano, teorico Caldi formulerà un preciso programma di pedagogia rivo­luzionaria in uno scritto del 1798, il Saggio d'istruzione pubblica rivolnsionnrin, Mi­lano, a. VI, stamperia dei Patrioti d'Italia. Per un panorama recente della letteratura giacobina su questa problematica, ai veda: II. DE FELICE, Istruzione pubblica e rivo­luzione nel movimento repubblicano italiano del 1796-99, in Rivista storica italiana, LXXDf (1967), pp. 1144-63.
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