Rassegna storica del Risorgimento
GALDI MATTEO ANGELO; ITALIA NAPOLEONICA
anno
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1972
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Paolo Frasconi
a seguire la strada additata da Helvetius e da Filangieri. Ed in questa coesi* stenza di atteggiamenti risiede la radice di una contraddizione che ci sembra meriti di essere analizzata per chiarire meglio la realtà teorica del giacobinismo italiano. Accanto al preciso rifiuto di ogni intellettualismo e di ogni accademismo che nei caso di Caldi si unisce alla consapevolezza di dover impostare con metodi nuovi, simili a quelli usati dalle grandi personalità della storia della religione, *) i problemi dell'educazione popolare e quindi del proselitismo che l'allargamento della lotta rivoluzionaria comportava, non regredisce ma si accentua l'esigenza di chiarire e di studiare la realtà che si voleva modificare.
Da questo punto di vista non appare casuale, da parte di Galdi, l'intenzione di presentare l'opera sui rapporti politici ed economici tra le nazioni libere come an contributo allo sviluppo della scienza politica,2) inserendola in una corrente culturale che è ideologicamente ben determinata. Ed il lavoro rivela così una sua ambiguità, perché, scritto per essere destinato ad un determinato fine prò* pagandistico, si rivolge anche, nello stesso tempo, ad un pubblico ristretto e qualificato capace di valutare il ricco apparato bibliografico che correda il volume. È da queste citazioni che traspare, oltre ad una vasta conoscenza della letteratura illuministica, una propensione a subire l'influenza della cultura degli ideologi. Accanto a Condorcet e Mably, sono frequentemente citati altri autori che appartengono, come Volney e Delille, con i loro studi di geografìa e di antropologia, ad una nuova stagione dell'illuminismo francese dalla quale Galdi dovette trarre, insieme a quella suggestione utilitaristica che abbiamo sottolineato, l'attitudine ad analizzare in una prospettiva sociologica più ampia la problematica inerente alle relazioni internazionali, politiche ed economiche.
Solo analizzando in questa prospettiva la posizione galdiana può essere effettivamente misurata la distanza che intercorre, come accennavamo all'inizio, tra il Galdi del 1820 e quello del periodo giacobino. In questo senso ci sembra vada ricordato, ai fini della nostra indagine, il giudizio che il Vacca-
') Nel Saggio distruzione pubblica rivoluzionaria, Galdi, delincando un preciso programma d'istruzione pubblica, viene esaltando la Emissione dea circoli costituzionali, (chiaramente ricalcati sul modello dei clubs giacobini), e sottolineando l'importanza che un nuovo tipo di pròpagandisino, l' apostolato' repubblicano , ha avuto nella formazione di uno spirito pubblico rivoluzionario in Francia. E, da questo punto di vista, egli ricollega l'opera degli agitatori delle sale patriottiche o dei circoli costituzionali a quella delle grandi personalità della storia della religione. Senza l'apostolato, Cristo, Maometto, Odino e quanti furono i religionarj dell'univereo egli osserva , avrebbero avuto pochissimi {proseliti, non avrebbero fatto quei rapidi e meravigliosi progressi in si breve tempo che non si presterebbe fede alla storia seppur di questa non ne rimanessero le vestigia eternamente impresse nelle quattro parti del mondo > (op* cit., in Giacobini italiani, voi. I, p. 247; sullo stesso tema si veda l'articolo intitolato < PropagandiBmo , pubblicato da Galdi sul Giornale del patrioti italiani, n. 30 del 28 marzo 1797).
2) Inviando l'opera al Presidente del Gran consiglio della Repubblica Cisalpina, Galdi scriveva di averla composta per i maggiori progressi della scienza sociale e per contribuire, quanto il permettono le mie deboli forze, all'istruzione dei miei simili (in Ardi. Stato di Milano; Autografi, camelia 130, Fase. 8). E tale consapevolezza di stare scrivendo un'opera di scienza sociale, raggiunge l'immodestia quando, paragonandosi a Rousseau e a Machiavelli, egli si domanda perché non potranno verificarsi in politica ancor le mie (predizioni}, come nelle scienze tutte d sono avverate quelle di Bacone, di Maupertius, di Condorcet? (Dei Rapporti, in Giaco-imi italiani, voi. II, p, 364).