Rassegna storica del Risorgimento

GALDI MATTEO ANGELO; ITALIA NAPOLEONICA
anno <1972>   pagina <228>
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Paolo Frasconi
potenze d'Italia > e nell'alienazione dei popoli d'Italia dal commercio, le cause di fondo della decadenza italiana, ' mostrando di avere acquisito, nello atesso tempo, on senso della individualità nazionale che non si riscontrava nei suoi pre­cedenti lavori. Per gli stranieri, egli osserva, l'Italia, è un paese di ignoranti perché non intendono hi nostra lingua e non leggono i nostri libri; di mondici, perché ne calcolano la ricchezza di gra' proprietari che riducono il popolo alla, mendicità, di scellerati, perché non riflettono che non al carattere nazionale, ma alla forma di governo, alla miseria, all'abbandono, all'ignoranza in cui langue il popolo debbonsi attribuire la peggior parte dei nostri delitti.2)
Tale situazione è anche imputabile, secondo lui, alla carenza di un sistema diplomatico rimasto per secoli legato all'iniziativa di nobili e di principi so­stanzialmente estranei ai veri interessi della società che governavano. Di qui la necessità di una riforma diplomatica come premessa indispensabile di un nuovo tipo di politica per la Cisalpina, ma anche l'invito, implicito in tutto il discorso, a ritornare ai vecchi metodi del realismo e del calcolo politico.
Da diplomatico, Caldi giudica ormai con una mentalità non più giacobina la funzione esercitata da lui e dai suoi colleghi3Ì ed identifica proprio in un ritorno alla politica della ragion di Stato il rimedio per assicurare sicurezza e benessere alla Cisalpina. Attraverso una fitta rete di trattati di commercio e di alleanza, gli italiani, i bravi figli di Machiavelli , devono mirare a conse­guire gli obiettivi della prosperità e della conservazione dello Stato >. *' E que­sto atteggiamento, se si armonizza con il clima politico nuovo in cui si tende a valutare spassionatamente l'esperienza politica del triennio,s si presenta anche, con la sua apertura verso il realismo, come la coerente evoluzione di un pensiero politico che, come abbiamo visto, era già chiaramente caratterizzato, du­rante la fase giacobina, da una chiara ispirazione utilitaristica, mentre la fede negli ideali democratici ha ceduto il posto alla convinzione che ci governi es­sendo quelli che hanno più forza e più mezzi son quelli che stabiliscono e fis-
t) Considerazioni sta rapporti diplomatici, pp. 4-6.
2) Considerazioni sui rapporti diplomatici,! j. 110.
**) Noi saggio Dei rapporti, la funzione degli ambasciatori viene descritta in una maniera completamente diversa. I sovrani osserva Guidi che -per maggior onta del genere ontano si chiamavano eroi, corrispondevano fra loro per via di ministri o di ambasciatori, specie di reali spioni garantii dal diritto pubblico euro­peo, la cui missione aveva il pretesto di mantenere la reciproca amicizia e i rapporti politico-economici delle nazioni; ma il vero oggetto era quello di misurarne la forza e di esaminare le favorevoli circostanze di poter tentare una guerra, di poter stipu­lare per sorpresa un trattato di commercio vantaggioso onde, sotto gli auspici della amittizia e dell'alleanza, si fosse potuto rovinare una nazione rivale op cit., in Giacobini italiani* voi U, pi 7Mi.
4) Considerazioni sui rapporti diplomatici, p. 24.
*) È partìcoiarmente illuminante a questo proposito il giudizio ohe Galdi esprimo hullu prima Repubblica Cisalpina: Il dispotismo de* militari e degli ambasciatoti francesi, la durezza inflessibile del Direttorio della Senna, l'insolenza e la superbia con etti ne comandava, l'avvilimento cui volea ridotta i popoli d'Italia per comandarvi più strettamente l paniti che creo fra noi ondo dividerci, estinsero quel primo gene­roso slancio di puro patriottismo che crasi manifestato al primo ingrosso de* francesi in Italia. L'inondarono de" vizi della rivoluziono transalpina, v'introdussero l'Indiffe­renza tra i cittadini, la guerra fra i partiti, l'odio tra ì governanti e ì governati, la mala intelligenza tra ì poteri legislativo ed eucculivo, od il trionfo finalmente del dispo­tismo dell'Austria {Considerazioni sui rapporti diplomatici, p. 13).