Rassegna storica del Risorgimento

PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
anno <1920>   pagina <43>
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Altro argomento di discordia era il canale di Gravellona, deno­minazione data ad un braccio secondario del Ticino, la cui corrente, all'altezza di Pavia e di Gravellona, era bipartita da un isolotto. Quando nel 1743 Maria Teresa cedette a Cario Emanuele III la Lomellina, si convenite che il corso del Ticino avrebbe segnato eonfine fra la Lom­bardia e gli Stati Sardi : l'isolotto di Pavia doveva però rimanere esclu­siva proprietà dell'Austria. Da questa convenzione risultava che il canale di Gravellona doveva considerarsi tutto in. territorio Piemon­tese* E difatti il governo sardo, avendo fatto costruire, per attraver­sarlo, un ponte di barche, vi esercitava esclusivo diritto di pedaggio. Senonche, qualche tempo dòpo, l'Austria accampò la pretesa di per­cepire la metà dei proventi di tale cespite d'entrata. Il Piemonte vi si oppose : di qui una serie mterminabile di negoziati due, incominciati nel 1744 dal conte Filippo di Pralormo, sospesi al tempo della domi­nazione franeese, ripresi nel 1815, inaspriti nel 1844, interrotti dalla guerra, dovevano, per una singolare coincidenza, essere finalmente condotti a termine dopo più di un secolo da un altro conte di Pralormo. Questione più' delicata era quella dell'amnistia da concedersi ai sudditi Lombardi e Veneti, compromessi negli avvenimenti degli ultimi anni. Il governo di Torino sentiva di nó potere scindere la eausa del proprio Stato da quella di coloro eh in lui avevano sperato nei giorni felici, senza dar appiglio ad accuse di tradimento che avreb­bero danneggiato più che la causa nazionale, della (pafe è lecito cre­dere che in quel momento il De Launay non si preoccupasse molto, il buon nome del Piemonte, che gli stava sinceramente a cuore. Ma il fatto stesso, che gli individui compromessi erano sudditi imperiali e quindi, dal punto di vista austriaco, ribelli, rendeva la questione as­sai delicata, perchè elevare pretese in proposito equivaleva attentare al principio di sovranità, del quale l'Austria era gelosissima.
L'opinione pubblica, o meglio il desiderio dei parlamentari, spin­geva pure il governo sardo ad arrogarsi più lampio diritto di rappre­sentanza e di tutela degli interessi italiani in Lombardia, ponendo come condizione necessaria alla pace il riconoscimento della nazio­nalità ai sudditi imperiali delle province italiane. La cosa per sé stessa non avrebbe dovuto presentare difficoltà, poiché i trattati del 1815 già avevano consacrato tale riconoscimento j non era probabile tutta­via, sempre a cagione della, suscettibilità del sentimento sovrano del­l'Austria, che questa consentisse ''e che se ne facesse argomento di di­scussione, per modo che qualsiasi concessione da parte sua avrebbe potuto apparire come imposta, M ciò si resero conto i governanti e