Rassegna storica del Risorgimento
PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
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1920
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A. PONZA DI S, MARTINO
i diplomatici sardi, e perciò, pur riconoscendo che il prestigio del Piemonte esigeva che la questione non fosse passata sotto silenzio, si comprese come l'insistervi sopra presentasse pericoli non compensati da vantaggi che un successo, d'altronde improbabile, avrebbe potuto arrecare.
Ma la questione più spinosa di tutte era certamente quella finanziaria e difatti essa sola fu per lungo tempo unico soggetto di discussione ; su di essa più di una volta parvero naufragare le trattative, e quando si giunse finalmente ad un accordo su tale argomento, tutte le altre controversie furono appianate con relativa facilità.
Le istruzioni impartite dal governo sardo ai suoi rappresentanti insistevano sulla necessità della massima intransigenza circa quanto, da vicino o da lontano, poteva avere attinenza coll'onore e l'amor proprio nazionale, affermavano il principio dell'integrità del territorio e della conservazione della bandiera tricolore, raccomandavano di' patrocinare l'amnistia degli emigrati Lombardi e di scartare tutte le questioni che, trovando più adeguata sede in un trattato di commercio, se fossero state messe ora-in discussione non avrebbero ottenuto altro risultato che quello di rallentare il corso delle trattative. Quanto alla liquidazione finanziaria, esse prescrivevano di écarter, s'il est pos-sible, le principe mème de l'indennitétf y non riuscendovi, offrire 30 milioni, ed in ogni caso non oltrepassare i 50.
Come si vede, il De Launay nutriva illusioni sull'arrendevolezza dell'Austria, poiché le condizioni alle quali si pretendeva ottenere la pace erano poco in armonia con l'esito della breve campagna e con la situazione reciproca dei belligeranti.
A confortare i ministri sardi nelle loro speranze eccessive, stavano i precedenti della campagna del '48, nel corso della quale l'Austria aveva avanzato proposte che per il Piemonte erano ancor più vantaggiose di quelle di cui ora il Gabinetto sardo si faceva promotore. Ma allora le condizioni nelle quali'si trovava l'Impero erano ben diverse, esperare che l'Austria accedesse ai desideri dei Piemonte dopo Kovara era per
lo meno temerario. .
Nondimeno i plenipotenziari si accinsero coscienziosamente al lavoro, cominciando dalla questione dell'occupazione di Alessandria Gteazie all'intromissione del generale Hess, poterono ottenere che il De Bruck sospendesse l'ordine perentorio che egli stesso aveva portato da Vienna al Eadetsky circa l'esecuzione di tale clausola deU armistizio. Siccome però l'ottenuta sospensione era effetto, non di un impegno formale preso dal plenipotenziario austriaco, ma di un ta-