Rassegna storica del Risorgimento
DE CAESARIS DOMENICO CARTE; DE CAESARIS (FAMIGLIA) CARTE
anno
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1972
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pagina
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255
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Le carie De Caesaris
25.5
a parte altri documenti relativi al passaggio di poteri dal governo borbonico a quello piemontese nel 1860, allorché Antonio De Caesaris fu sindaco della città ed esponente del nuovo indi rizzo polìtico, la maggior parte del materiale è co--stiluita da lettere di affari scritte da Domenico al nipote Antonio o alla moglie Crocifissa o agli amici Luigi Porreca e Rinaldo Mancini che ne curarono gli interessi nei momenti più calamitosi; oppure dallo stesso Antonio e dal cugino Clemente in carcere o in esilio o da Nicola fratello di Domenico e da suo figlio Achille. Sicché sembrerebbe di trovarsi di fronte a un materiale di natura esclusivamente pratica e familiare. Invece guardando a fondo, tali carte sono estremamente interessanti non in quanto aggiungano particolari a fatti ormai acclarati,. specialmente nelle celebrazioni dei centenari del 1837 e del 1860. ma perché consentono di individuare le condizioni culturali, sociologicamente parlando, da cui scaturì il Risorgimento abruzzese.
Se esso è passato prima attraverso la fase carbonara, quindi mazziniana, infine monarchico-unitaria, non dico indifferentemente, ma certo con notevole possibilità di assimilazione e di adattamento, tanto da suggerire la definizione di movimento anarcoide, è evidente che l'istanza fondamentale riposava nella aspirazione ad un rinnovamento delle strutture statali in rapporto all'apertura di nuovi orizzonti mentali, al delinearsi di uno sviluppo economico cui non era estranea l'esperienza illuministica e quella napoleonica, tradotte in chiave di finalità umane. In tal modo si spiega come la famiglia De Caesaris, la prima e la più concretamente fattiva nel settore commerciale, la più aperta ai contatti e agli esempi stranieri conosciuti di persona e per elezione e per necessità d'esilio, abbia rappresentato ininterrottamente, per più di mezzo secolo, le aspirazioni risorgimentali della regione.
Tenendo conto del fatto che Domenico De Caesaris,. il capo del clan, apparteneva ad una modesta famiglia che, grazie a matrimoni fortunati per cui tre fratelli Domenico, Nicola e Antonio si unirono in matrimonio a tre sorelle Crocifissa, Angelica e Concezia Farina con l'effetto di non disperdere il patrimonio e di cementare affetti e interessi in un vincolo che è sempre apparso il modello di una concezione di vita patriarcale, si può ipotizzare che la sua partecipazione agli eventi politici che ne costellarono la lunga vita e coinvolsero tutti i parenti, fosse dettala dal proposito di rafforzare la progressiva ascesa della famiglia, sostituendo ai privilegi goduti dall'aristocrazia provinciale, quelli della. ricchezza e della intelligenza che solo un mutamento politico avrebbe potuto sancire. Non sono rare, nelle lettere dirette da Domenico alla moglie, le esortazioni a considerare le sofferenze come un segno di distinzione, di nobiltà morale, pienamente giustificate indubbiamente* ma che, sulla pagina, suonano come una sfida contro il mondo come un'afférmazione di potenza: ... Tu intanto sta sollevala di spirito scriveva da Corfù il 29 marzo 1843 affinché il mondo ti riconosca quale vera compagna di un uomo, onorato e nel di cui petto alberga un animo grande.
Lentamente i vari membri della famiglia i figli di Nicola Clemente ed Achille e il figlio di Antonio (Domenico e Crocifissa non ebbero prole), dalle imprese commerciali e industriali che andavano dalla produzione del cuoio ricercatissimo per la lavorazione delle scarpe1) ad un "avvintissima tintoria già
1) Aticwrvio DI STATO DI TBIIAMO. Carte dell'Amministrazione Interna dell'Intendenza e Prefettura Borbonica Pacco n. 9.