Rassegna storica del Risorgimento

PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
anno <1920>   pagina <45>
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IL CONTE DI PRALORMO E LA PACE DI MILANO
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cito accordo fra le partì, l'incubo dell'occupazione pesò sul corso dei negoziati come una spada di Damocle, che il De Bruck minacciava di far cadere ogni qualvolta intendeva forzare la libera volontà dei delegati sardi.
Sull'argomento dei Ducati il ministro imperiale si dimostrò meno accondiscendente. Il governo di Torino aveva dato istruzioni perchè l'annessione che si voleva confermata fosse rappresentata come una cessione da parte del principe spodestato, con l'assentimento dell'Au­stria, da far risultare quest'ultimo sul trattato di pace. Il De Bruck non ammise nemmeno la discussione su questo punto, e significò re­cisamente che, se mal, se ne sarebbe parlato dopo aver concluso il trattato di pace;
Così pure egli scartò le questioni minori, del canale di Gravellona, dei vini e del sale, abbordate dal Dabormida malgrado le istruzioni ricevute, osservando che convenzioni in proposito BÌ sarebbero po­tute, nei caso, concludere mediante trattato di commercio da stipu­larsi a pace conclusa.
D si venne alla questione finanziaria.
L'Austria chiedeva un'indennità di 200 milioni, oltre le somme da pagare ai Duchi di Parma e di Modena l'ammontare delle quali avrebbe dovuto esser fissato da -un commissario appositamente no­minato. Di fronte a questa cifra esorbitante, ai delegati sardi mancò il coraggio di mettere innanzi i 30 milioni che il loro Governo li aveva incaricati di proporre, e risposero riservandosi di riferirne a Torino per provocare 'istruzioni in proposito (13 aprile).
Occorre qui osservare ohe la somma richiesta dall'Austria, tenendo conto degli annessi e connessi, nonché dell'onere derivante dai pre­stiti che sarebbe stato necessario contrarre pèrifar fronte ad un carico così gravoso, rappresentava la quasi totalità IMO entrate del Segno per ben quattro anni. Non era dunque una indennità di guerra, ma un'am­menda vera e propria, destinata a punire il Piemonte ed a ridurlo al­l'impotenza assoluta per un buon numero di anni, lasciando libero il campo all'influenza austriaca in tutta la penisola, non esclusi gli stessi Stati sardi i cui liberi ordinamenti avrebbero corso serio pericolo, per­chè non pia sostenuti, di fronte alla reazione asburghese, da alcuna po­tenza né militare né economica.
Kello sviluppare questi concetti, in un'istruzione supplementare inviata ai plenipotenziari sardi, il De Launay li autorizzava a portare da 30 a 40 milioni l'offerta del Piemonte. Siccome però il De Bruck seguitava a dichiarare che non avrebbe continuato la discussione se