Rassegna storica del Risorgimento
DE CAESARIS DOMENICO CARTE; DE CAESARIS (FAMIGLIA) CARTE
anno
<
1972
>
pagina
<
264
>
264
Lucia Gorgoni
IL discorso si sposta sempre nel settore economico: Domenico non aspirava a rivestire la figura di martire, ma a primeggiare; perciò il suo comportamento viene improntalo a prudenza, la stessa prudenza che gli farà sconsigliare ai fratelli Bandiera, incontrati a Corfu, l'impresa di Calabria, per la quale, tuttavia, versò L. 4000.0 Indubbiamente egli non rifuggiva dal correre dei rischi e si esponeva al punto che proprio il 4 settembre del '44 evitò quasi miracolosamente un attentato ordito dai Borbonici, i cui mandanti rimasero sconosciuti.8)
Solo nel '48, insieme al Forcella e al Castiglione, Domenico De Caesaris tornò a Penne, uscendo dal riserbo e impegnandosi nuovamente nell'azione; le missive di questa cartellina si arrestano proprio alla vigilia del rimpatrio, re* cando l'ultima di esse la data del 26 maggio 1847, così come l'ultima annotazione sul registro di carico sopra riportato viene effettuata il 15 agosto dello stesso anno.
CARTELLINA N. 3. La terza cartellina contiene: a) il certificato di nascita della madre di Domenico De Caesaris, Caterina Gentile, che, morta centenaria nel 1856, ebbe modo di dividere tutte le ansie, ma anche tutti i successi dei congiunti, figli, nipoti e pronipoti; 6) una lettera del duca di Civita Sant'Angelo al marchese di Piombino che gli ha chiesto il porto d'armi per Domenico al quale viene rifiutato per il suo passato carbonaro (Napoli 20 giugno 1827); e) versi di un anonimo dedicati a Domenico De Caesaris che viene paragonato ai tirannicidi dell'età classica: Bruto, Cassio, Se evo la. Manca la data, ma la composizione dovrebbe risalire ai primi anni dopo l'unità, poiché vi si lamenta l'indifferenza del paese per i Martiri e gli Eroi della causa nazionale; d) un atto della Congregazione di Carità di Penne, datato 19 gennaio 1882, con cui si delibera l'accettazione di un legato di Domenico De Caesaris per maritaggio a zitelle ed elemosina ai poveri di Penne , in base al testamento olografo redatto il 20 settembre 1867; e) alcuni promemoria di affari; /) n. 213 lettere di Domenico De Caesaris, dirette alla moglie, al nipote Antonio e agli amici Porreca e Mancini, ospiti abituali della famiglia e curatori dei suoi interessi durante gli anni di prigionia, di esilio o di latitanza. Spesso, anzi, in una stessa lettera, Domenico si rivolge a due o tre destinatari. La corrispondenza va dalla fine del 1849 a tutto il 1859, il periodo trascorso da Domenico nel carcere prima di Pescara, poi di Teramo in seguito alle persecuzioni della reazione borbonica che colpirono anche quei cittadini che per effetto delle elezioni politiche del 1848 entrarono a far parte del Parlamento e, in particolare, sedettero sui banchi di sinistra e si compromisero quali firmatari della mozione liberale del 15 maggio del medesimo anno. Nella maggior parte delle lettere si affrontano questioni familiari, si dirigono gl' interessi , si trattano vendite ed acquisti, si chiedono informazioni sui prezzi per conoscere le condizioni di mercato; talvolta ai dà ricevuta di oggetti di vestiario o di cibi pervenuti in carcere ose ne chiede l'invio, secondo la necessità. Ovunque trapela il vecchio orgoglio e la vecchia forza del tronco che regge tutti i rami.
Eppure egli sapeva il fratello Nicola chiuso a Teramo, e a Pescara i due nipoti Antonio e Clemente; solo Achille, il sognatore della famiglia, quello sul quale si poteva fare meno assegnamento, era libero. Le lettere rivelano una calma, una lucidità, direi quasi un pacato tono domestico che fa impressione. In
) C. De CAESARIS, Domenico De Caesaris, di., p. 6*5. 2) G. DE CAESAHJS, Domenico De Cuesurfo, cit., p. 66.