Rassegna storica del Risorgimento

DE CAESARIS DOMENICO CARTE; DE CAESARIS (FAMIGLIA) CARTE
anno <1972>   pagina <265>
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Le carte De Caesaris
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quella datata 1 gennaio 1850 ai leggono, infatti, questi altri due indirizzi che riporto abbreviati:
Mia caca moglie
Mi son compiaciuto sentirti con Concozin in buona salute come ti accerto di me. Ti rimetto un paio di mutande di lana, una camicie (aie)... e tu con la venuta di mio Fratello mandami un paia di gallinacci se son pronti... Più libre quattro di caffè brustolilo ed il macinello, nonché (sic) libre otto zuccaro, perché qui è salito a grana 15 la libra; dimmi se costà è anche aumentato di prezzo. Sta di buon annuo, poiché Iddio non ci abbandona e ti ab0
H tuo aff/mo m Doni" Mio caro Rinaldo
Potrai pagare il 5 dell'olio, spettante ai Sorci Pilone e Della Matrice al prezzo che oggi corre in Piazza, come con altra mia ti ho detto. Dimmi come vi è concime nello Stallone, perché vogliamo in q" anno concimare a nostro conto la partita delle olive di Di Zio vicino la fornace. Dimmi se sono stati venduti il paioftMarroni in C. Santangelo, e ti ab"
Il tuo Dom"
P.S. Raccomando a tutti occhi aperti in Famiglia e senza confondervi, acciò i nostri interessi vadano (sic) regolarmente ed a quelli di mio Fratello si faccia fronte nella maniera che dal med sarà disposto prima di partire se allo stesso piacerà, altri­menti pensate soltanto ai nostri, che non debbono per niente essere attnippati, come denari non debbono essere dati a chicchessia.
E la famiglia obbediva come aveva imparalo ad obbedire nel periodo di soggiorno di Domenico a Corfù; ma questi non sembrava mai pago di raccoman­dazioni e tornava a ripetere alla moglie che l'oculatezza è la prima virtù del­l'uomo onesto e che i prestiti non si debbono fare per non trasformare i debi­tori in nemici e per non incorrere in guai. Giungeva persino a diffidare Cro­cifissa dall'affidare il maneggio dei soldi alla suocera Caterina, donna di manica più larga, evidentemente (lotterà del 4 gennaio 1850), e sollecitava Luigi Porreca a farsi rilasciare cartelle di garanzia per tutti i crediti commerciali, anche da persone qualificate, come il marebesino Castiglionì (lettera del 7 gennaio 1850) o il barone Aliprandi (lettera del 21 gennaio 1850). Si può cogliere non Solo una punta di diffidenza, ma anche di sufficienza nella penna del mercante arrivato con il lavoro, l'intelligenza e la parsimonia nei confronti di un'ari­stocrazia già in decadenza che faceva leva sul prestigio del nome in più di una circostanza. Mulini, poderi, tintoria, conceria, oleificio e le relative merci dalla farina all'olio all'indaco; cause e tribunali; eredità e divisioni entrano conti­nuamente in ballo: Domenico si occupa di vendite, di importazioni, ma soprat­tutto di non spendere il denaro da e... (lettera del 20 aprile 1852).
A partire dal 1853, dopo essere stato trasferito dal Bagno di Pescara alle carceri di Teramo, si fanno frequenti le lettere al nipote Antonio che, insieme al cugino Clemente, aveva subito il trasferimento opposto, da Teramo a Pescara, Come in quelle dirette a Penne, anzi a maggior ragione, visto che dovevano passare attraverso una duplice censura carceraria, in esse non si parla di poli­tica: vi ai chiedono consigli per gli affari in atto o da intraprendere. Dopo i rimproveri rivoltigli nel periodo precedente e dovuti certo all'inesperienza dì questo che fu 1 nipote prediletto per il ricordo del fratello morto, di cui rinnovava il nome, oltre che per le rispondenze di carattere, posato e rifles-