Rassegna storica del Risorgimento
PRALORMO, CARLO GIUSEPPE BERAUDO DI ; MILANO ; GUERRA 1848-1849
anno
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1920
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pagina
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53
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En attendant le terne fatai (il Congresso di Verona) arrive e m ofagtft otm le bràie an man (1).
Sarebbe qui fuor di luogo rievocare particolareggiatamente l'opera del Pralormo al Congresso di Verona e durante il periodo che seguì imme-dlatanìelte. Ciò che importa rilevare e come dalle relazioni avute allora con il Mettermeli, nacquero fra i due personaggi quei sentimenti di reciproca stima, che col volgere degli anni si trasformarono in vera amicizia.
Ij'aver meritato e conservato attraverso vicende non sempre piane la stima dell'arbitro dei destini d'Europa, appare ora merito innegabile per il diplomatico che soltanto sette anni prima esercitava le modeste funzioni di sindaco di Pralormo, ma durante il periodo rivoluzionario dal '48 al '49, quell'amicizia gli valse la diffidenza dei democratici, che tentarono creargli riputazione di austrofilo.
Egli non si degnò di combattere tali insinuazioni, come per il passato non aveva cercato di trarre profìtto personale dalle relazioni cospicue contratte durante la su permanenza all'estero. Uomo di poche parole, scevro da qualsiasi velleità vanitosa, sollecito sempre della sostanza e mai dell'apparenza, profondo conoscitore degli uomini e delle cose, solo si curò di servirsi dell'autorità che gii conferiva la sua posizione personale presso la corte di Vienna per il bene del Paese.
Devoto servitore nel sènso più nobile della parola del principe, non si inchinò mai ad adularlo, e fu più spesso subito come uomo necessario che beneficato come favorito ben accetto.
Degli interessi della- Patria egli ebbe sempre chiara e serena visione. Su di lui non acquistarono mai influenza le passioni del momento e le frasi altisonanti. Come non si era lasciato impressionare nel 1821 dal fantasma rivoluzionario che aveva piegato verso la reazione Carlo Felice e molti uomini politici di allora, così non si lasciò trascinare nel ÌSÌ8 da soverchi entusiasmi per le nuove istituzioni per le quali non a torto giudicava il Paese ancora immaturo.
Questa sua onesta indipendenza di carattere jj) e di condotta politica non era fatta per valergli la popolarità, nello stesso modo che non gli aveva fruttato il favóre del Sovrano.
(1) Archivio Pralormo. Biportato anche da P. Rinieri, op. oit., pag. 156.
(2) Questa doto non abbandonò il conto di Pralormo nemmeno nelle sue
relazioni col Mettermeli, Lo prova il seguente episodio. Nel marzo 1830 veniva
sequestrata e spedita a Vienna la corrispondenza assai compromettente di
un suddito sardo, il conte di S, Martino, con alcuni agitatori ohe abitavano od