Rassegna storica del Risorgimento

CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
anno <1972>   pagina <531>
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UN EPISODIO DELLA SECONDA HESTAURAZIONE PONTIFICIA; H IL CASO CALANDRELLI
Nella Lettera al signore Guglielmo Gladstone a Londra con cui chiudeva la terza edizione della sua opera sullo Stato romano* il Farini. per dare all'uomo politico inglese un'idea della violenza della repressione che aveva caratterizzato la restaurazione del potere pontificio all'indomani della caduta della Repubblica Romana, citava il caso del colonnello Alessandro Calandrellì ' ' che, già ministro della Guerra e membro con Livio Mariani e Aurelio Saliceti dell'ultimo trium­virato, accusato subito dopo l'ingresso dei Francesi in Roma di reati infamanti, era stato condannato a scontare una lunga pena quantunque l'intemerata vita e la pubblica testimonianza stessero mallevadrici dell'innocenza sua >.2)
Vedremo fra poco quali furono i reati che portarono Calandrellì sul banco degli imputati; per ora ci preme chiarire che l'opinione del Farini in proposito non era quello di un isolato poiché, com'è d'altronde facilmente comprensibile. un'identica convinzione è possibile ritrovare nei pubblicisti democratici, come il
*) Per notizie di carattere generale su Alessandro Calandrella, mancando a tot l'oggi una compiuta biografia di questo personaggio, rimandiamo a P. COLTELLACCI e F. GIBARDI, Biografie Calumirelli, in Rassegna storica del Risorgimento, a. I 11914), pp. 945-946, alle varie voci compilate per enciclopedie e dizionari biografici (il Dizio­nario del Risorgimento Nazionale; l'Enciclopedia Biografica e Bibliografica Italiana , voi. I: I Martiri; l'Enciclopedia cattolica),, e all'articolo di E. MORELLI, Le carte di Alessandro e Ludovico Calandrellì, in Rassegna storica del Risorgimento, a, LV (1968), pp. 70.75.
*) L. C. FARINI, LO Stato romano dall'anno 1815 al 1850, 4 voli., Firenze 1853, IV, p. 302. Già in precedenza il Farini, parlando delle dimissioni da ministro della Guerra presentate da Calandrellì all'Assemblea il 10 aprile 1849, si era espresso in termini lusinghieri sostenendo che U deputato romano noi periodo in cui era stato ministro aveva cercalo di mettere ordine e disciplina I nelle forze militari della Repubhlica 1, e lealmente e pubblicamente all'Assemblea e al paese denunziati gli abusi e gli sconci gravissimi, rinunziò perché i Triumviri fecero onta all'autorità sua per compiacere gli indisciplinati (op. cit... HI, p. 317). Appare qui chiaro che il moderato Farina apprez­zava del Calandrellì soprattutto la sincerità con cui il 10 aprile 1849, motivando le sue dimissioni, aveva disapprovato di fronte all'Assemblea l'eccessiva libertà concessa alla Legione garibaldina in fatto di arruolamenti e di movimenti di truppe. (Si veda in proposito Le Assemblee del Risorgimento. Roma, 4 voli., Roma, 1911. IV, pp. 115-121). In effetti, conte per Pisacane, le critiche di Calandrellì avevano origine, più che da una particolare posizione politica, dall'orgoglioso disprezzo con cui i militari di carriera consideravano le formazioni volontarie e gli uomini che le comandavano, A parte meste riserve, si può comunque dire che il comportamento dì Calandrellì verso le istituzioni repubblicane cui aveva giuralo fedeltà fu sempre leale, anche se nelle sue convinzioni, al di là di una genuina avversione al Governo pontificio, è diffìcile trovare elementi indicativi di una coscienza politica più matura.