Rassegna storica del Risorgimento

CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
anno <1972>   pagina <535>
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dispaccio confidenziale al ministro degli Esteri Tocqueville il colonnello Camille Callier, giunto a Roma il 2 luglio con compiti d'osservatore e tipo d'uomo del tutto dissimile da quegli oratori francesi cui fa cenno il Farini e che, spediti m Italia per torre la Francia dallo imbarazzo in cui si' era posta per la male disegnata e mal trattata impresa di Roma , finivano per fare il gioco del Papa quando sfringuellavano sulla immaturità italiana > L> a ricevere forme di governo costituzionali.
Ma, lungi dal preoccuparsi di cancellare i primi timori da essa suscitati, la Commissione, che si era posto come principale obiettivo quello di sottrarre poco per volta alle autorità d'occupazione francesi l'amministrazione della giu­stizia in modo da liberare con la massima rapidità la capitale dello Stato da tutti gli elementi indesiderabili e rendere quindi possibile il ritorno dei Pontefice, proseguì in esorabilmente nel suo operato approntando gli strumenti necessari
M.r Cazé ou Cai Ile>. Ancor più osteggiala fu la seconda parte della missione, quella che vide il Caldier percorrere sul finire del 1849 le Legazioni: il 29 dicembre 1849 da Portici l'Antonelli avvertiva il Fornaim degli spostamenti effettuali dal Callier con lo scopo di investigare le inclinazioni dà quelle popolazioni. Per tale effetto, egli tenne abboccamenti clandestini con persone compromesse, e poiché da queste non poteva raccogliere che sentimenti avverai al Governo pontificio, cosi son persuaso che se ne varrà per {spacciare rapporti a suo modo e creare nuovi imbarazzi . 11 Fornati a. sua volta, nel dispaccio del 13 gennaio 1850, comunicava di aver esposto al ministro degli Esteri La Hitte i dubbi della Segreterìa di Stato romana àuH'opportunità della missione Callier e di aver da lui saputo che tanto il generale Baraguey dliilliers quanto il sìg> Walewski. incaricato d'affari della Repubblica a Firenze, si erano lamentati di lui, e che ne avevano domandato il richiamo immediato, per il quale egli aveva già dato lordine. Fu evidentemente per calmare le óre del Foni a ri che il La Hitte fornì una versione addomesticata delForigine della missione del Callier, he, a suo dire, desideroso di vedere l'Italia a spese del Governo, ha continuamente insistito per otte­nere una missione, e che, ad onta di continui rifinii, non avendo mai cessato d'insistere, ql fine, per quietare la sua importunità, fu mandato a Roma come semplice latore di dispacci, e he, giunto colà, domandò un passaporto all'Ambasciata per andare in Toscana e negli Stati romani, ove si è condotto imprudentemente. Per mito ciò si veda 11 volume sulle Relazioni diplomatiche fra lo Stato pontificio e la Francia, III se­rie: 1848*1860, Il (19 febbraio 1849-15 aprile 1050>, a cura di M. FATICA, Roma, 1972, pp. 343, 460 sgg., 474.
) L. G. FA BINI, Lo Stato Romano cit.. IV, pp. 275-276. Il Farini ebbe modo di incontrarsi più volte con il Callier al quale fornì chiarimenti sulla situazione romana e offrì suggerimenti sulle possibili vie di uscita (ved. Lettres cit., p. 511. Del Farini l'osservatore francese apprezzava soprattutto le vedute possibiliste e la predisposizione a cercare una soluzione sensata ai mali che affliggevano lo Stato pontificio; e uell'an-n inizi arac nel dispaccio del 31 ottobre hi destituzione sana antre motó-f que ses opi-nions libérale* (ivi, p. 76), il Callier individuava nel provvedimento una conferma dello spirito di vendetta che animava i cardinali. Come attesta VEpistolario del Farini (4 volL per cura di L. RAVA, Bologna, 1911-1935, III, pp. 262, 326, 442, 517, 552, 559), j rapporti con il Callier si protrassero ben oltre il 1849 : nel maggio del 1850, prima ohe l'ufficiale francese facesse definìtàvurnente ritorno in patrio, i due si rividero a Torino : il Ferini introdusse il Callier negli ambienti liberali piemontesi e forse fu lui a presentarlo al Massari, fi quale a eua volta, al momento della, partenza dall'Italia, gli consegnò una lettera per il Gioberti a cui lo descriveva come uno di quei rispet­tabili stranieri che conoscono davvicino le cose nostre e ci giudicano con affetto e benevogb'enza >>. ( Giobertì-M'assari. Carteggio (1838*1852), pubblicalo e annotato da G. BALSA MO-CRJVEIXI, Torino, 1920, .. 455).