Rassegna storica del Risorgimento

CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
anno <1972>   pagina <543>
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Il caso Calandrelli
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difficile non scorgere il configurarsi di mi piano di rappresaglia. Dopo essere stato retrocesso al grado di capitano di terza classe per effetto della disposizione della Commissione di Governo del 18 agosto, il 27 dicembre apprendeva che in forza della notificazione del 18 settembre, era escluso, per aver comandato un corpo militare in epoca repubblicana, dal godimento dell'amnistia e dimesso dai ruoli dell'esercito pontifìcio.l Le nuove imputazioni scaturivano invece dalle solerti indagini che il giudice Lorenzo Manzoni,2) membro di quella Commis­sione direttrice delle processure criminali istituita il 27 agosto con fini da tri­bunale speciale,*) presieduta dall'avvocato Pietro Berlini e facente capo al ministero dell'Interno, conduceva sul caso; Manzoni pervenne dunque a con* eludere che Calandrelli nei giorni più tempestosi della Repubblica, quando l'as­sedio era già cominciato, aveva compiuto un furto di oggetti antichi, sotto il pretesto di un sequestro, nell'abitazione del principe Barberini e aveva ricettato delle armi antiche provenienti dal palazzo della principessa di Sassonia. Que­st'ultima accusa in particolare non sfociò mai in una condanna: la sentenza con cui Calandrelli era condannato chiedeva in proposito altri accertamenti, che evi­dentemente non sortirono effetto alcuno, e anzi il 1 dicembre 1854 la princi­pessa di Sassonia, per consentire a Elisa Calandrelli, sorella dell'imputato, il ritiro delle armi antiche di proprietà del fratello sottoposte al sequestro, non ebbe difficoltà a rilasciare la seguente dichiarazione: Dichiaro io sottoscritta, che le armi, tutte di mia ragione, le quali dovetti consegnare al Governo Repub­blicano, mi furono tutte restituite. In fede, Luisa di Borbone P.ssa di Sasso­nia .4)
Tediamo ora in qua] modo Calandrelli si difese dagli addebiti mossigli.
) La notizia avrebbe dovuto essere comunicata -a Calandrelli tramite lettera dal comandante interinale del Reggimento d'Artiglieria, maggiore Galassi, cui era toccato il compito di soddisfare quello che egli definiva un penoso debito d'ufficio (JH.C/tJL, C.C., b. 118-59). Ma poiché all'epoca il Calandrelli era già detenuto in Castel S. An­gelo, il ministro delle Armi Orsini informò in proposito il titolare del ministero di Grazia e Giustizia, Angelo Giansanti, pregandolo di provvedere alla bisogna iAJ.R., M.C.P.R., b. 124, f. 4345, lettera del 26 dicembre 1849). L'I gennaio 1850 il Giansanti rispondeva di aver affidato il compito all'avv. Pietro Berlina, membro del tribunale eccezionale. Dal verbale della notifica, pure facente parte della b. 124, f. 4345, risulla che Calandrelli fu ufficialmente messo al corrente dei provveda mento preso a sua carico il 22 gennaio 1850 e che volle precisare che, sebbene nominato colonnello di Arti­glieria ... lo fa solo di nome..-, che... il direttore ed il vero Comandante dell'artiglieria fu sempre come ha detto il colonnello Lopez.
2) B. MIBACMA DA STRONGOLI, op. cU.* parte V, p. 96, Io definisce noto in Roma­gna per truffe e soprusi di polizia.
3) Ancora una volta molto acute le osservazioni che faceva il Collier, effettiva-mente plus un diplomate quHin militaire (CH.-E. POUTHAS, Un observiueur cit., p. 417), al momento dell'istituzione di codesta commissione in seguito alla notifica del 23 agosto: La notificala on du 23 a évi té avec sola le mot de pólUique dans la ilòti ni-tion des délits à poursuivre. Le cardinaux ont deviare à M. de Ruyneval, sans prendre cependant aucun engagement, qu'ils n'entendaient pas en eftet atteindre les délits purement politiques, mais alors à quoi bon un tribunal exceptionnel s'il ne s'agii, que de délits ordinaires, poorquoi cotte définitùon sa vague qui laisse une si làrge cairrière aux interpretations. Il fa-ut s'attendre, malgré la déciaratùm dee cardinaux, que les délits poliiiques aeront poursuivis mais sous prétexte de délits ordinaires... (Collier a Tocqueville, dispaccio n. 8, B.d., Lettre* cit., p. 112).
4) AJìJL Trib. Supr. S. Consulta, Processi politici 1845-70, b. 22053 (18).