Rassegna storica del Risorgimento
CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
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1972
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545
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// caso Calandrali
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base di mia serie di indizi, il cai valore dipese quindi dalla interpretazione che i giudici ne diedero. 0, per lo meno, se si provò la colpa del Calandrella nel non aver ottemperato secondo le modalità prescritte all'ordinanza del 9 luglio e per farlo ci volle nn estremo rigore , non si provò il dolo, cioè la volontà di commettere nn reato a scopo di lucro. In dubiis prò reo, era canone, se non andiamo errati, della giurisprudenza latina; e la Corte, se avesse dato altro eredito alla buonafede di Calandrella, avrebbe rispettato questo principio. evidente quindi che Porienlainenio politico generale, volto a punire chi aveva tradito l'antico sovrano, fece sì che venisse valutalo in senso negativo il fatto stesso che l'imputato fosse ab antiquo nn collezionista di edizioni rare e di armi: agli occhi dei giudici questo dato di fatto costituì una implicita dimostrazione non dell'innocenza ma della colpevolezza dell'imputato. Senza calcolare che, una volta rispettata la formalità della nomina di nn difensore d'ufficio nella persona dell'avvocalo Pietro Gni, tutto il processo si svolse ovviamente a porte chiuse e non si ritennero necessari né il dibattimento né l'arringa difensiva, e tanto meno si ascoltò la voce del diretto interessato. E quando BÌ trattò di redigere la motivazione della sentenza con cui Calandrelli era condannato a morte per alto tradimento, a quindici anni di galera per il furto di libri all'Accademia Ecclesiastica e a cinque anni di opera pubblica per l'altro furto ai danni del principe Barberini, monsignor Antonio Matteucci,') che era oltre che presidente anche segretario del Tribunale giudicante, tradiva in fondo il vero significato di tutto il processo preoccupandosi subito di annoverare il condannato fra coloro che nel più disleale e furente contegno di manifesta e decisa contrarietà al Pontificio Governo principalmente si distinsero nei giorni della trascorsa anarchia .2)
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Quando fu emesso il verdetto di condanna, Alessandro Calandrelli era detenuto nelle carceri di S. Michele. In Castel S. Angelo egli era rimasto fino al 14 dicembre del 1850, e non era stato sicuramente un soggiorno piacevole; *) forse gli aveva risollevato un po' lo spirito il biglietto che il 9 febbraio 1850 Enrico Cernusch-i, come Ini rinchiuso in una cella dell'antica Mole Adriana, gli aveva inviato dalla nostra residenza in ROMA a Castel S. Angelo per celebrare 41 e sacro anniversario della Repubblica:
Calandrelli non può mutar né cuore né professione. Generoso repubblicano. Infaticabile artigliere. Siamo tutti mitragliati dai copiosi tuoi tiri. Viva S.n Pancrazio >, aveva scritto col suo inconfondibile stile barricadiero il massimo teorico italiano della guerriglia urbana, e aveva soggiunto; Ti faremo onore e festa, onorando e festeggiando colla tua munizione il sacro anni ver*
t) Su monsignor Antonio Matteucci, di Mobilie. famiglia di Fermo, prelato, non prete v. E. DB CESAKB. O/A O, pp. 72-73.
2) La motivazione della sentenza e in AJL, Trib. Sixpr. S. Consulta, Processi politici 1849-1870, b. 220-1534. Sui tribunali romani una pagina famosa è quella di IS. W. SENIOR, L'Italia dopo il 1848. Colloqui con uomini politici e personaggi eminenti italiani, a cura di A. OMOOEO, Bari, 1937, p. 224.
?) Anche sulle condizioni di vita dei detenuti rinchiusi negli istituti di pena dì Roma dà parecchi ragguagli N. W. SENIOR, [/Italia dopo il 1848 ci*., pp. 194-195 e pp. 206-207.