Rassegna storica del Risorgimento
CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
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1972
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548 Giuseppe Monsugrati
ministero degli Esteri, era da costoro indotto a delie prospettive vagamente otti* mistiche, tanto che a fine marzo uno di codesti funzionari arrivava a scrivergli assennatamente: ...che il suo figlio, se sorte dalla prigione, non vada in Inghilterra o nel Piemonte, ove cogli fuggitivi i più ribaldi sarebbe confuso, ma che piuttosto, se in Roma restare non può, cerchi dì trovar asilo in Germania >,l> mentre un secondo, prendendo la penna il 25 giugno 1851, si spingeva ancora più in là, addirittura fino a comunicare: * Sento in quel momento che vi è ragione di sperare che il Santo Padre commuti, ovvero abbia già commutato, la pena del vostro figlio in Esigilo 9.2> Non sappiamo su quali basi poggiasse la fiducia di chi aveva vergato, in un italiano che sapeva di lesioni private e di letture poetiche, questa frase; probabilmente lo scrivente aveva sotto gli occhi un dispaccio giuntogli da Roma con cui si informava il ministero che la domanda di grazia era stata -inoltrata e lo aveva malamente interpretato: manca d'altronde, nei giorni immediatamente precedenti, nn intervento diplomatico che possa giustificare tale fiducia, e anzi era ormai trascorso più di un mese dal giorno in cui la Corte aveva pronunziato la condanna di Calandrelli. Condanna che, visto come s'erano messe le cose, non potè non sorprendere dolorosamente il vecchio emigrato, al quale non restò che continuare a premere perché hi diplomazia prussiana facesse qualcosa in favore del figlio.
In effetti il titolare della legazione presso la Santa Sede, Guido von Usedom, il 4 luglio gli preannunziava da Firenze, dove aveva fatto tappa sulla via del ritorno a Roma, un ulteriore tentativo.3) A documentare il quale abbiamo una lettera ufficiale del 16 agosto con cui I'Usedom sollecitava dall'Antonelli un provvedimento di clemenza en faveur d'à peu près le seni condamné polilique, qui n*a pas encore été gracié par la clcmence dn Souverain e, per dare l'impressione di essere disposto a collaborare con le autorità pontificie, offriva al Segretario di Stato quel suggerimento che abbiamo già visto-rivolgere al padre di Calandrelli, dimostrando di essere al contempo bene a giorno della situazione politica del momento e dando una indiretta conferma della insostituibile funzione svolta in senso rivoluzionario dagli Stati europei più liberali: il detenuto, cioè, una volta graziato avrebbe potuto essere spedito in Prussia, ma per la via di Ancona e di Trieste, senza che dovesse passare ni par Gènes ni par Londres, lieux où il irouverait infailliblement des refugiés politiques, qui le compromettraient de nouveau .4' La replica stavolta non si fece attendere molto, poiché ad appena sei giorni di distanza dall'in ter vento dell'Use doni l'Antonelli poteva informarlo che il Papa aveva deciso di risparmiare a Calandrelli la pena di morte, la qual pena non venne neppure commutata, come sovente accade, nella galera in vita né a tempo. Dal che rileverà l'E.V. avere la S.S. per questa parte offerto un esempio di quella bontà di cui tanto abonda (sic); di più, soggiungeva il Cardinale, non era possibile sperare, essendo il condannato reo di delitti comuni.S) L'Usedom, che malgrado la punta di trionfalismo che si può riscontrare nelle
) M.CJMn C.C., h. 119-7 (1).
2) Lettera del consigliere del ministero degli AA.EE. Abeken a Giovanni Calandrelli, Berlino, 25 giugno 1851. M.CJtJl* CO, b. 119-7 (2).
3) Guido von Usedom a Giovanni Calandrelli, Firenze 4 luglio 1851. M.CJI-R-* CC, b. 119-8.
4) Guido von Usedom al cardinale Antonellt, Frascati 16 agosto 1851. AS.V* Segreteria di Stato, 1851, rnbr. 165-1-128-29, Prot, n. 28733.
) AJSy*t Segreteria di Staio, 1851, rnbr. 165-1-130, Prot. n. 28738.