Rassegna storica del Risorgimento
CALANDRELLI ALESSANDRO; STATO PONTIFICIO STORIA 1849-1853
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1972
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Il caso Calandrelli
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Purtuttavia, come già abbiamo detto, noi siamo del parere che tutta la faccenda sia stata architettata a Roma, anche se, come qualcuno potrebbe obbiettare, non si vedrebbe chiaramente il motivo di una ripresa delle persecu-zioni contro nn nomo che ormai non era più raggiungibile, almeno di persona. La nostra è nna convinzione che poggia su alcune considerazioni, taluna oggettiva, taTaltra meno, e prescinde ad ogni modo dalla difesa di sé che Calandrelli affidò alla penna di Pianciani. Tanto per cominciare, il fatto che la lettera sia composta con nn alfabeto cifrato non sta necessariamente a significare che chi scriveva volesse celare delle intenzioni o delle azioni criminose; inoltre lo stile, così come appare dalla trascrizione, ci sembra essere troppo gagliof-fesco per appartenere ad nn nomo che in tutte le altre sue lettere pervenuteci poche, per la verità conserva sempre misura ed autocontrollo; per di più, nonostante il contenuto compromettente del testo, in pratica equivalente ad nna denuncia, la Sagra Consulta non iniziò mai un procedimento a carico di Vito Enei, e anzi nel maggio del 1856 il Procuratore Generale Pietro Benvenuti rendeva nota al Presidente del Tribunale Sagretti la seguente disposinone; H sottoscritto facendo seguito al suo precedente foglio del 7 aprile ppto. n. 2808 si fa un dovere di partecipare all*Ecc.ZB Y.m TU"* che Monaig. Direttore Gen.le gli ha fatto conoscere che presso nuove istanze di Elisa Maffeà sorella dell'esiliato Alessandro Gàlandrelli ha annuito che la medesima possa ritirare le armi ed armature antiche spettanti al nominato- suo fratello, che si trovano in deposito nella Cancelleria di codesto supremo Tribunale per farne la vendita all'antiquario Vito Enei...:1) non essendo concepibile che alla polizia ci si fosse dimenticati di Vito Enei, questa comunicazione dimostra che la lettera cifrata non ebbe seguito e che probabilmente il caso si sgonfiò da solo. Si deve inoltre rilevare che alcune affermazioni contenute nella trascrizione non hanno trovato conferma nella lettura delle fonti contemporanee: abbiamo già visto come e perché non si possa accettare la tesi di una scarcerazione di Calandrella in cambio del ritiro da Roma del rappresentante prussiano Usedom; così pure dell'avvocato Ercoli, che Calandrelli avrebbe conosciuto nel carcere di San Michele, non esiste traccia nello Stato degli Inquisiti della Sagra Consulta, in cui compaiono sì un Felice, un Pacifico ed un Pietro Ercoli, ma sono designati rispettivamente come organista, oste e garzone di macelleria.2) Incongruenze come queste danno in definitiva l'impressione che, una volta trascritto il testo cifrato, qualcuno della polizia vi abbia introdotto delle interpolazioni, impressione che sembra essere convalidata anche dall'andamento per così dire saltellante della parte finale della lettera, con tutte quelle notazioni di carattere privato che si alternano, senza che vi sia un gran nesso, alle richieste dello scrivente di essere messo al corrente delle novità di carattere politico.
Se poi si ammette l'esistenza di un piano più complesso ordito dalla polizia e se ne vogliano chiarire le cause, ai potrebbe magari supporre che Calandrelli costituisse un falso scopo prescelto per nascondere un obbiettivo più importante. Un'ipotesi abbastanza suggestiva, ma tutta da dimostrare potrebbe essere quella secondo la quale qualcuno avesse interesse a mettere in cattiva luce la figura di Teodolfo Mertel, il ministro degli interni degli anni più tranquilli del pontificato di Pio IX, colui che aveva ricordato al Papa il caso Ca-
1) AAM Trib. Supr. S. Consulta, Processi politici 1849-1870, b. 220-153-18.
2) Stato degli Inquisiti cit., T, pp. 78-79 e 174-175 e li, pp. 120-121. .