Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno <1972>   pagina <566>
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Massimo Mazzetti
dati non ai riferiscono ai corpi dei Cacciatori delle Alpi e Cacciatori degli Ap­pennini i cui ufficiali, quando non provenienti dall'esercito sardo, erano desìi* nati in origine ad essere dimessi assieme ai volontari allo scioglimento del corpo. Nei tredici mesi, tra il 31 gennaio 1859 ed il 1 marzo 1860, il corpo ufficiali aveva subito le seguenti diminuzioni
dispensati volontariamente dal servizio 69
collocati a riposo, riformati, rimossi 53
morii 112
totale 234
La forza totale dei quadri dell'esercito, al 1 marzo 1860, era quindi di 4.990 ufficiali. ')
L'esercito estense dopo essersi battuto ripetutamente e vittoriosamente contro i Cacciatori della Magra del gen. Ribotti (un corpo di volontari che da Massa Carrara cercava di raggiungere la pianura padana) a seguito delle vittorie franco-piemontesi in Lombardia, era stato costretto a ripiegare su Mantova dove era giunto praticamente al completo (3.623 uomini, 229 cavalli e 4 pezzi).2* Queste truppe avevano continuato la campagna inquadrate nel X corpo austriaco.
L'esercito del ducato -di Parma, invece, dopo un breve travaglio, in cui alcuni ufficiali avevano chiesto di combattere conico l'Austria, essendosi, il 9 giugno, definitivamente allontanata la Duchessa, aveva preso la via di Mantova per unirsi agli imperiali. Il movimento fu, però, arrestato a Guastalla dalla noti­zia che la Duchessa, partendo, aveva sciolto le truppe da giuramento di fedeltà; mentre gli artiglieri proseguirono in buona parte il cammino per raggiungere la brigata estense, le altre truppe rientrarono a Panna dove, in maggioranza, passa­rono alle dipendenze del governo provvisorio, mentre alcuni ufficiali entrarono direttamente a far parte dell'armata sarda.
Frattanto in Toscana, dopo il pronunciamento del 26-27 aprile, che aveva costretto il Granduca ad abbandonare lo Stato, l'esercito, passato al comando del generale napoletano XJlloa, che, per la verità, non brillò certo per decisione, *) costatai una divisione attiva che cooperò con il V corpo francese e -dopo l'armi­stizio restò in Emilia su richiesta dei governi provvisori per impedire un ritorno offensivo delle truppe estensi. L'11 giugno, frattanto, gli Austriaci avevano richia­mato i loro presidi dalle Romagne e, mentre le truppe pontificie ripiegavano verso le Marche, il 12 giugno Bologna proclamava la dittatura di Vittorio Ema­nuele ed il governo provvisorio si metteva alacremente all'opera per raccogliere uomini ed -armi, compito non certo facile se si considera che, all'inìzio, non erano disponibili che uno squadrone di dragoni, defezionati dall'esercito pon­tificio (destinati a divenire il nucleo del reggimento Vittorio Emanuele ) e
1) Ibidem*
2) Vi era stata qualche trascurabile defezione nella truppa attiva e le dimissioni di quattro affidali (su 179). Sulle vicende dell'esercito estense vedi anche: L. MONDIMI, L'unificazione delle forze armate, in AiH del XL congresso per la storia del Risorgi­mento, Roma, 1962.
3) Sull'operato dà Ulloa vedi il giudizio pesantemente negativo in Aw GUARNIBIU, Otto anni di storia militare in Italia (1859-1866), Firenze, 1868, p. 258.