Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno <1972>   pagina <571>
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Gli eserciti pre-unitari e quello il ali uno 571
nici di talune unità di provenienza emiliano-toscana che, al momento deJPannes-sione, lì avevano incompleti.
Nella priiuaveru-estate del 1860 Tarmata sarda comprendeva 56 reggimenti di fanteria, 27 battaglioni l tersa gì ieri. 17 reggimenti di cavalleria, 4 reggimenti d'artiglieria da campagna, 3 da piazza più un reggimento operai sempre d'arti­glieria, 2 reggimenti del genio e vari aitò elementi (treno animi nitrazione ecc.). Per completare l'organizzazione dei nuovi reparti l'esercito dispose, oltre che dei quadri cui facemmo cenno, anche di 484 ufficiali di provenienze diverse e di 82 richiamati dal servizio, ma rapporto maggiore fu costituito dai sottotenenti, nuovi promossi, provenienti dalle scuole o dai sottufficiali nel numero di 2.265.
Le perdite nei quadri dal 1 marzo al 31 dicembre 1860 furono notevoli, non tanto per i 70 morti o per i 75 ufficiali riformati, rimossi, revocati o perduti per cause diverse, ma soprattutto per le 449 dimissioni volontarie il cui grande numero è da attribuirsi, da un lato, al fatto che molti ufficiali savoiardi e nizzardi chiesero di passare al servizio della Francia, e, dall'altro, alla decisione di nume­rosi ufficiali dell'esercito regolare di dare le dimissioni per seguire Garibaldi nella spedizione nell'Italia meridionale. ' '
La felice conclusione di questa nuova impresa lasciava aperti, tra gli altri numerosi problemi, quello dell'ulteriore utilizzazione dei due eserciti che, fino all'arrivo delle truppe sarde sul teatro dello scontro, si erano contesi la vittoria: l'esercito meridionale garibaldino e quello borbonico. I problemi che si ponevano per lo scioglimento o l'assimilazione di queste forze erano, come vedremo, tra i più seri. Per quanto riguarda l'esercito del regno delle Due Sicilie, il 28 novem­bre 1860, veniva stabilito che una apposita commissione avrebbe valutato la posi­zione degli ufficiali che aderissero al nuovo stato di cose dividendoli in varie categorie che possono essere qui riassunte in due, quella di coloro che sarebbero rimasti in servizio e quella comprendente gli ufficiali che, ai termini delle leggi borboniche, avessero o maturato gli anni o fossero nelle condizioni richieste per aspirare ad una pensione. E chiaro che questa seconda categoria non ebbe influenza sulla formazione dei quadri dell'esercito italiano; pertanto noi limite­remo la nostra inchiesta alla prima. Per valutare gli ufficiali ex borbonici fu istituita, il 9 dicembre, la commissione composta sia da Piemontesi, sia da ex appartenenti all'esercito delle Due Sicilie. Questa valutò anche ufficiali che ave­vano fino all'ultimo combattuto sotto le bandiere borboniche; ai fini dell'anzia­nità di grado fu, però, considerata la situazione quale era il 7 settembre 1860, non si tenne conto, cioè, delle eventuali promozioni ottenute dopo tale data. La commissione espresse parere favorevole all'immissione di 2.311 ufficiali che furono incorporati nell'esercito italiano.2) Secondo il Molfese la maggioranza degli scrutinati preferi il collocamento a riposo, oppure venne assegnata alla posizione di aspettativa o al servizio sedentario , " Ciò è vero solo in parte sia perché, come abbiamo detto, gli ufficiali da collocare a riposo furono scru­tinati separatamente, sia perché i dispensati dal servizio per dimissioni, nel
>) Ibidem, pp. 30-31.
2) Per l'esattezza furono ammessi t 5 tenenti generali, 5 maggiori generali, 11 colonnelli, 9 tenenti colonnelli, 65 maggiori, 282 capitani, 516 tenenti, 1055 sottotenenti, 168 cappellani, 184 medici e 11 veterinari (C. GIBBONE, op. cfc, p. 48).
3) F. MOLFESE, Storia del brigantaggio dopo Vanità, Milano, 1966, p. 30.