Rassegna storica del Risorgimento
ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno
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1972
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573
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Gli eserciti pra-uniiarl e quello italiano 57a
pace, anziché fautori di disordini . Commentando ironicamente questa frase U Molfese scrive i Jnfatti i vecchi soldati e graduati borbonici forniranno alle bande di guerriglia la maggior parte dei quadri militari . l>
I felli successivi giustificano senza alcun dubbio tale commento; va svolta, però, un'analisi della situazione in cui fu compiuta la scelta dalle autorità nazionali. Il poco entusiasmo dei soldati napoletani prigionieri per il nuovo ordine di cose, era ben nota alle massime autorità militari piemontesi.. Il La Marmerà se ne era potuto rendere conto di persona durante la visita che fece ad un campo di concentramento.2) In questa situazione le alternative possibili che si ponevano alle alte gerarchie militari erano le seguenti: a) si rinunciava, per non provocare ulteriori motivi di malcontento contro lo Stato unitario, alla benché minima utilizzazione del personale dell'ex esercito borbonico creando di fatto una situazione di privilegio, che l'opinione pubblica nazionale non avrebbe compreso, ed ammettendo implicitamente che larga parte della popolazione meridionale era ostile all'Unità; 6) si trattenevano Ole armi tutta i soldati ex borbonici, ed in tal caso le difficoltà erano anche maggiori. Innanzi tutto il numero degli ex soldati, già appartenenti all'esercito delle Due Sicilie, controllati dai < Piemontesi , era limitato agli 8000 prigionieri di guerra ed al corpo invalidi e veterani di Napoli. Era poi prevedibile che una gran parte dei richiamati, invece di presentarsi, avrebbe ingrossato le bande dei guerriglieri borbonici. Infine hi presenza nei reparti di vecchi soldati napoletani , la cui fedeltà a Francesco H era indubbia, avrebbe impedito il recupero agli ideali unitari dei più giovani e avrebbe costituito un continuo pericolo per la compagine morale e disciplinare delle unità. Le autorità militari nazionali decisero, quindi, di adottare una soluzione mediana, per altro sostanzialmente analoga a quella adottata per i Lombardi ex appartenenti all'esercito austriaco. Questa decisione consisteva nel trattenere gli elementi più giovani che si ritenevano più facilmente recuperabili al nuovo ardine di cose ed eliminare i vecchi troppo legati alla precedente dinastia. D'altronde, se è vero che furono i sottufficiali e i soldati borbonici a dirigere gran parte delle bande, è poco probabile che sn ciò abbia potuto influire in modo determinante il decreto del 20 dicembre. I vecchi soldati borbonici, infatti, rimessi in libertà dopo essere stati catturati dalle truppe piemontesi, furono circa 4100, per l'esattezza 2600 degli 8000 prigionieri, già trasferiti in alta Italia, e circa 1500 dei 4100 uomini di truppa che difendevano la Cittadella di Messina (i difensori di Gaeta non poterono essere trattenuti come prigionieri di guerra secondo i termini stessi della capitolazione). È, quindi, assai improbabile che un numero tutto sommato esiguo, rispetto all'entità dell'esercito borbonico, abbia avuto un influsso determinante sul protrarsi della guerriglia antiunitaria. Senza dubbio fu invece la decisione di procedere alla leva a produrre un incremento del numero e dell'efficienza delle bande. Per quanto riguarda gli apporti alle 4 classi richiamate in servizio, l'azione delle autorità militari fu tutt'altro che benevola. È vero che 5400 soldati borbonici prigionieri di guerra facenti parte dei contingenti richiamata, furono inviati il 20 marzo in licenza per due mesi; allorché, però, la Cittadella di Messina si arrese, 2596 membri del presidio apparte-
>) F. MOLFESE, op. oli,, p. 32.
'-) Gir. la relazione del La Marniera al Cavour del 18 novembre 1860, in Carteggi Cavour clt* voi. IH p. 355.