Rassegna storica del Risorgimento
ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
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1972
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Massimo Mazzetti
nenia alle classi 1857-58-59-60 furono inviali per evitare perdite eli tempo direttamente ai corpi e cosi avvenne anche ai difensori di C. ivi tei la. ' >
Non altrettanto semplice si rivelò, però, il richiamo degli ex soldati borbonici che erano tornati alle loro case (come del resto di quelli inviati in licenza). Il termine per la presentazione, fissato in un primo momento (31 gennaio 1860) fu forzatamente prorogato al 1" giugno e in tale data il totale di coloro che si erano presentati non superava i 20.000.2> Solo successivamente e mediante energici provvedimenti delle autorità locali,31 fu possibile accrescerne il numero. Nonostante tutto ciò il totale dei soldati ex appartenenti all'esercito borbonico* entrali a far parte di quello italiano, era, al 30 settembre 1863, di 57.968. Ora, se ai considera che di questi 7328 erano del corpo invalidi e veterani di Napoli e che circa 2800 erano passati direttamente dal campo di prigionia ai reparti di inquadramento, non si potrà fare a meno di constatare che erano occorsi tre anni per arruolare circa 48.000 uomini, un risultato tutt'altro che soddisfacente. È fuor di dubbio che (anche se non la maggioranza) una buona parte dei 41.000 soldati ex borbonici che non furono arruolati nell'esercito nazionale era costituita, da appartenenti alle classi richiamate. D'altra parte il fenomeno della renitenza alla leva assunse in questo periodo in Italia proporzioni enormi. Secondo i dati ufficiali, tra il marzo 1860 e il dicembre 1863, i renitenti in tutto il territorio nazionale furono 59386 dei quali furono arrestati o si presentarono hi tutto 20.869 per cui alla fine del 1863 le renitenze alla leva erano ancora 38.517.4 Oltre a ciò- l'esercito non fu risparmiato dalle diserzioni che nello stesso periodo ammontano a ben 16.223, molte delle quali con passaggio agli Austriaci,5) il che è facilmente comprensibile se si considera non solo il modo in cui furono arruolati gli ex soldati borbonici, ma il fatto che in molte province italiane, anche fuori del mezzogiorno, la coscrizione obbligatoria costituiva o una assoluta novità o, pur esistendo in precedenza, difficilmente le operazioni di leva erano state curate con grande rigore. La piena attuazione delle leggi preunitarie sulla leva e la progressiva introduzione della legislazione piemontese a tutto il Regno (la legislazione nazionale fu operante per la prima volta nel 1863 per la leva dei nati nell'anno 1842) non poterono, quindi, non incontrare grosse resistenze tra la popolazione.
La condizione in cui venne a trovarsi l'esercito italiano ancor prima che assumesse la sua nuova denominazione ufficiale, non si può che considerare estremamente critica. La linea di confine con l'Austria era praticamente indifendibile ed un attacco degli imperiali era nel novero delle possibilità, specie dopo che, nell'ottobre del 1860, l'arciduca Alberto aveva assunto il comando dell'armata d'Italia; di qui la necessità di tenere pronto l'esercito a respingere un'eventuale invasione. Esigenza questa che cozzava con hi crescente necessità di impiegare reparti al sud nella lotta contro il brigantaggio . Per far fronte a questa grave
') F. TORRE, op. ek., p. 32.
2) /Didero, p. 32.
3) Ibidem, pp. 32, 33.
*) Ibidem, pp. 430 e 453.
3} Secondo i doni ufficiali austriaci, ripresi non senza compiacimento dalla Civiltà Cattolica, nei primi 18 mesi Decessivi all'unifioazione i disertori dell'esercito austriaco passati all'Italia sarebbero stati 121, mentre ben 4633 soldati italiani passarono al contempo all'Austria (cfc. Civiltà Cattolica 1850-1945, a cura di 6. DE ROSA, S. Giovanni Valdarno, 1971, voi. TL p. 800).