Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno <1972>   pagina <583>
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Gli eserciti pre-unitari e quello italiano 583
Secondo la reiasione ufficiale la composizione per provenienze della trup­pa italiana nel giugno 1866 era percentualmente la seguente:
Provenienti dall'antico esercito sardo 5.65
Provenienti dall'esercito austrìaco 4.60
Provenienti dalle milizie emiliane 2.54
Provenienti da quelle delle Due Sicilie 4.80
Arruolati dopo il "60 nelle province settentrionali 40,03
Arruolati dopo il '61 nelle Marche, nell'Umbria e nel Sud 31,63
Uomini della T categoria della classe 1844 10,75 l)
Ciò dimostra che l'esercito era tutt'altro che omogeneo e pone in dub­bio la condizione morale di unità composte da elementi così disparati e sovente tra loro antitetici. La testimonianza del Corsi sembra smentire questa ipotesi. Riferendosi ai preparativi della campagna del 1866 scrive: Tutti, ufficiali e soldati, pieni di fede nel buon esito di quella guerra avevano gli animi altis­simi. Una calma fiduciosa e ridente spirava negli alloggiamenti delle truppe che allargava i cuori . L'acuto studioso completa, però, la sua osservazione in questo modo: Anche in questo sotto l'apparenza del bene covava il male. La fede ferma nella vittoria è prezioso aiuto a vecchie e ben provate milizie di gagliarda gente, che va sicura di vincere non già perché creda che il nemico le farà poco contrasto, ma perché vuole vincere a qualunque costo. Ma noi gente nuova, in quelle condizioni in cui ci trovammo allora, avevamo molto maggior bisogno di virile fermezza di propositi che di quella brillante schiuma di fede cieca e speranzosa, che svanisce al primo soffio di vento contrario. Allora gli animi tanto più basso cadono quanto più alto s'erano levati .2) Era successo questo: i richiamati, nel raggiungere i reparti, erano stati conta* giati dall'atmosfera dilagante di entusiasmo patriottico per la nuova impresa, che da tutti, dopo le precedenti prove, veniva considerata come certamente vittoriosa. Quale parte in questo entusiasmo abbiano avuto le popolazioni del­l'Italia settentrionale in cui i reparti erano stanziati, non è dato conoscere con certezza, tuttavia tale parte non doveva essere secondaria. Questa situazione aveva, al momento, appianato differenze e contrasti, ma essi apparvero più forti che mai allorquando il sogno messo bruscamente a contatto con la cruda realtà della guerra scomparve come nebbia al sole. Che le truppe italiane nel '66 dimostrassero scarsa coesione e insufficiente spirilo aggressivo, non è sol­tanto un'affascinante teoria interpretativa basata sulla varia provenienza e sul­l'insufficiente amalgamazione dei gregari, è provato da un fatto difficilmente controvertibile. In quell'anno le diserzioni nel complesso dell'esercito raggiun­sero hi cifra di 12,269,3> il che costituì un triste primato anche rispetto al perio­do precedente. Oltre a ciò, vi è un'altra circostanza degna di considerazione; in salde unità, bene addestrate e con un forte spirito aggressivo, le perdite degli ufficiali in combattimento non sono elevate, mentre per contro, in mili­zie poco addestrate e scarsamente omogenee, queste perdite divengono rile­vanti come, in genere, rilevanti sono nei reparti di volontari. Ciò si comprende
t) Relazione Ufl'inule 1866, p. 6. 2) C. CORSI, op. ciu, voi. 11, p. 76. 5) f. TORBE. 1866 cit, p. 444.