Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno <1972>   pagina <590>
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Massimo Mazzetti
raggio dei quadri del nuovo esercito, tutto l'andamento della campagna prova la scorsa intesa e il carente affiatamento esistenti al vertice della gerarchia militare.
Dopo la tersa guerra d'indipendenza, il processo d'assestamento dei qua­dri e di riduzione degli stessi, continuò finché non trovò una stabile sistema­zione con le riforme operate tra II 1871 ed il 1873 dal gen. Ricotto, che stani' lirono un organico di pace di 130 ufficiali generali, 1.223 ufficiali superiori, 10.834 ufficiali inferiori, in tutto 12.187. >
Al breve periodo post-unitario di rapidissime promozioni, aveva fatto, quindi, seguito un lungo periodo d'assestamento in cui, mentre si riduceva progressivamente la forza totale degli ufficiali, i tempi di permanenza nel grado diventavano lunghissimi.2) Al tempo stesso in cui ai svolgeva questo processo di assestamento si andava sviluppando lentamente l'assimilazione tra gli ele­menti di varia provenienza che componevano l'esercito.
Protagonista di quest'opera di fusione alla base della gerarchia militare furono senza dubbio gli ufficiali provenienti dall'esercito sardo. I Piemontesi scrive il De Bono erano soldati dai piedi alla punta dei capelli. Ricchi di buone tradizioni militari, fedeli alla monarchia, con alto sentimento del do­vere e dell'onore. I nobili vi eccèllevano, fra gli altri parecchi erano i grognards, adopero la parola esotica perché non ve n'è una altrettanto espressiva in ita­liano. Molto ligi alla forma che, talvolta, sovrapponevano alla sostanza. La mas­sa, se aveva una base di buon senso e di lunga pratica, non brillava né per in­gegno, né per cultura. Marcata la differenza fra coloro che provenivano dall'Ac­cademia e quelli provenienti dai sottufficiali .3) Fu la massa di questi, in gran parte composta da grognardst*) che fornì la base ed anche il modello per l'assimilazione degli ufficiali delle varie provenienze. Nelle unità minori, dato il fortissimo numero di iroupiers piemontesi, le cui possibilità di carriera, dati anche i tempi, erano limitatissime, l'assimilazione degli ufficiali provenienti dalle regioni centro settentrionali potè compiersi in un tempo non troppo lungo. A quanto, infatti, riferisce il De Bono dopo il '70 l'amalgama con questi era completa.5) 11 processo di integrazione con i meridionali fu, invece, più lento e non privo di contrasti;6) la preponderanza, tuttavia, dell'elemento piemontese nei reparti era tanto grande che l'immagine dell'esercito che i coscritti ricevevano giungendo alle unità di inquadramento era abbastanza omogenea: la fisionomia dell'esercito come si presentava là dove realmente si svolgeva l'attività militare, ossia ai Corpi, era assai simile a quella dell'esercito subalpino del quale aveva assorbito le tradizioni, conservate pressocché tutte le consuetudini e anche i re­
tò) F. BAVA BECCARIS, op. cit., p. 61.
2) A questo proposito vedi la testimonianza del De Rossi sugli ufficiali ohe in­vecchiavano lentamente nel proprio grado ( E. DE ROSSI, La vita di un ufficiai* prima della guerra, Milano, 1929, pp. 32-34).
3) E. DE BONO, op. ciL, p. 21.
V Riferisce ancora il De Bono: Vi era una minoranza dì ufficiali usciti dalla scuola di Ivrea, poi, abolita, e da quella provvisoria di Novara . 11 che chiaramente dimostra, se ce <ne fosse ancora bisogno, che tra l'elemento piemontese predominavano gli ex sottufficiali (E. DE BONO, op. cit<, p. 21).
5) Ibidem.
e) Ibidem, pp. 21 e 332 egg.