Rassegna storica del Risorgimento

ESERCITO ITALIANO 1861-1866; STATI PREUNITARI ESERCITI 1859-186
anno <1972>   pagina <591>
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Gli eserciti pre-unitari e quello italiano 591
golameuti, fino ad una prima riforma Covone e- a quella, poi, radicale del Ri­cotti1)
La visione ohe l'esercito dava di sé, non solo ai giovani' di leva che ne en­travano a far parte, ma anche a tatto il paese era una immagine omogenea e ciò era dovuto appunto alla presenza tra i quadri inferiori di una massa di ex sottufficiali piemontesi. Certo che nell'Europa d'allora un esercito che aveva quasi la metà dei suoi ufficiali tratti dai sottufficiali sarà sembrato non solo improvvi­sato, ma anche fragile ed inefficiente. Indubbiamente in quell'epoca l'esercito ita­liano costituì la struttura militare più aperta2) non solo d'Europa (si pensi che solo dopo la sconfitta subita da parte dei Prussiani il governo francese, in fase di grande trasformazione delle strutture militari, promulgò nel 1872 una legge sull'avanzamento contenente una norma analoga a quella contenuta nella legge piemontese del 1853), ma probabilmente anche del mondo, se si pensa che per poter entrare nell'accademia militare degli Stati Uniti bisognava essere pre­sentati da un parlamentare. Ciò, però, non si realizzò a danno della solidità ed efficienza, anzi avvenne caso mai il contrario. Fu merito, infatti, degli ex sottuffi­ciali sardi se nelle unità minori dell'esercito italiano l'elemento base, quello piemontese, ebbe e, sotto la maggior parte degli aspetti, bisogna dure per fortuna, il sopravvento.3) Per quanto riguarda i vertici della gerarchia militare, la si­tuazione era diversa; in essa, infatti, l'elemento non piemontese era destinato ad assumere un ruolo sempre maggiore, il che non solo era giusto, ma anche op­portuno; ciò, tuttavia non mancò di rendere il tempo necessario all'amalgama dei vari elementi ancor più lungo che tra gli officiali ai reparti.
X provenienti dal Tesereito subalpino continuarono ad essere in maggioranza tra i generali probabilmente fino a quando il Mezzacapo, divenuto ministro della guerra del 1876, non diede mano ad una serie di giubilazioni che colpirono so­prattutto i Piemontesi e provocarono le ire del gen. La Marmora difensore degli ordinamenti e degli uomini del vecchio esercito .4)
Comunque, anche prima d'allora, il ruolo svolto dai non provenienti dalle milizie sarde era stato di primo piano. Negli anni successivi al '70 negli incarichi di maggiore responsabilità dell'esercito italiano si farà luce un gruppo di generali dalla più varia provenienza, ma di indubbio valore. Ricordiamo, ac­canto al piemontese Ricotti, uomini come il garibaldino Cosenz, il borbo­nico Pianell, come lo stesso Mezzacapo che, uscito dall'esercito delle Due Si­cilie, aveva compiuto una lunga peregrinazione tra le varie milizie insurrezio­nali italiane prima di entrare nell'esercito nazionale, ed il Baldissera, prove­niente dall'esercito austriaco. Lo Chabod, parlando della diplomazia italiana dopo il 1870, osserva non senza un certo stupore che in essa hi presenza piemontese era più forte che nello stesso esercito pure così legato alla dinastia e alle tradi­zioni sabaude, perché in esso, al lato dei Ricotti stavano ora in posizione di primissimo piano i Pianell e i Cosenz.5) Questa situazione diviene compreu-
i) Ibidem, p. 132.
2) La disposizione che riservava ai sottufficiali ini terzo dei posti li sottotenenti rimase in vigore fino al 1896, quando la proporzione fu ridotta ad un quarto.
3) E. DB BONO, op. r.U p. 132.
4) 6. MASSARI, Il generale Alfonso La Marmora, Firenze, 1880, p. 444.
5) F. CHABOD, Storia delia politica estera italiana dal 1870 al 1896. Le premesse, Bari, 1965, p. 594.