Rassegna storica del Risorgimento
MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO MOSTRE
anno
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1972
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pagina
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604
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LIBRI E PERIODICI
MARINA CAFFJF.RO, Lettere da Roma alla Chiesa di Utrecht; Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1971, in 8, pp. 207. L. 3.000.
E stato detto più volte da storici italiani e recentemente anche da storica stranieri ( Godechoi in testa), che negli studi approfonditi sol giansenismo è la chiave per intendere lo sviluppo successivo degli ideali democratici e liberali, che dalla fine del '700 alla metà deU'800 dilagarono poi vittoriosamente in tutta Europa.
In questi ultimi anni l'attenzione su tale movimento è stata quindi più viva od abbiamo avuto i due volumi sul Giansenismo piemontese, ad opera di Pietro Stella, che contengono la corrispondenza inedita ed alcuni scritti di autori settecenteschi, editi dal Pontificio Ateneo Salesiano ( cfr. la mia recensione del voi. I sulla Rassegna, 1968, pp. 77-78), il libro dì Alberto Caracciolo, Domenico Passionai tra Roma e la Repubblica delle lettere (Rassegna, 1969, pp. 90-91) ed altre pubblicazioni ancora, che qui è impossibile per ragioni di spazio elencare.
Questa letteratura viene ora arricchita, in attesa di uno storico che si serva delle fonti messe a disposizione per impostare di bel nuovo un lavoro complessivo, dal volume di Marina Caffiero che qui sì presenta.
Esso consta di un folto gruppo di lettere inedite di Giovanni B. Botta ri, Pier Francesco Foggini, Mario Marefoschi e di un interessante carteggio di Domenico Passione!, opportunamente introdotto da un discorso critico denso di riferimenti, scritto dalla curatrice. Soffermiamoci anche noi brevemente a considerare quest'ultimo blocco di lettere, più per la singolarità del personaggio in questione che per l'importanza intrinseca delle missive (che non costituiscono certo una rivelazione). È noto che il cardinale ricopriva la carica di Segretario ai Brevi ed era un fiero avversario dei Gesuiti, oltre che un cultore delle lettere.
D. corrispondente del Passionei era Monsieur Blondel di Utrecht, che tra l'altro aveva il compito di rifornirlo di libri non reperibili in Italia (naturalmente di soggetto teologico e storico). Le lettere vanno dal 1754 al 1761.
GIANFRANCO E. DE PAOLI
MANLIO CAECABI, La società patria delle arti e manifatture; Firenze, Giunti G. Barbèra, 1969, in 8, pp. 177. S.p.
Lo studio del Calegari vuole offrirci un vario contributo per la conoscenza delle iniziative poste in essere dalla Società patria delle arti e manifatture durante il periodo di oltre un decennio di esistenza: infatti, sorta a Genova nel 1786, aveva visto, in seguito alla crisi del giugno '97 e alla conseguente caduta della Repubblica aristocratica, la cessazione di ogni sua attività.
L'A. prima di passare a trattare l'argomento oggetto del suo studio, ci offre una panoramica alquanto esauriente delie condizioni ambientali in cui la Società doveva venire ad operare. Dopo la crisi di carattere costituzionale avutasi nel 1746 che aveva coinvolto Catta la classe dirigente della Repubblica genovese, si era risvegliata negli anni Sessanta e Settanta una costruttiva iniziativa riformistica che, se aveva trovato qualche espressione, sebbene isolata e allo stato rudimentale e di conservatorismo, nel mondo politico, manifestava più evidenti segni di vivacità nel mondo culturale. Di fronte all'illuminato Dogato del Lomellini e al piano di riforma propugnato dal Ceiosia che si determinava in un e radicale mutamento di rapporti tra Dominante e soggetti e trovava nelllnvrea il più convinto sostenitore - - e cittadini non sudditi aveva chiesto quest'ultimo nel Minor Consiglio -, si delincavano 'le iniziative del mondo cui